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Sette anni fa l'elezione del presidente Mattarella sotto la regia di Renzi

La storia delle elezioni del capo dello Stato. L'allora segretario del Pd tirò fuori il nome del fratello del presidente della Regione Siciliana ucciso dalla mafia nel 1980 a ridosso delle votazioni, superando le resistenze della minoranza interna, Secondo indiscrezioni mai smentite, quella componente del partito avrebbe preferito un accordo con Berlusconi sul nome di Giuliano Amato

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Questa è la tredicesima ed ultima puntata della serie di articoli dedicati alle precedenti elezioni del presidente della Repubblica

L'elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica nel 2015 è stato unanimemente definita il «capolavoro» politico di Matteo Renzi. L'allora segretario del Pd tirò fuori il nome del giudice della Corte costituzionale a ridosso dell'elezione superando anche le resistenze della minoranza interna che, secondo indiscrezioni mai smentite, avrebbe preferito un accordo con Silvio Berlusconi sul nome di Giuliano Amato.

Dopo aver dato indicazione di votare scheda bianca nelle prime tre votazioni, quelle dove è necessaria la maggioranza dei due terzi del Grandi elettori, Renzi tirò dritto su Mattarella che venne eletto alla quarta «chiama», cioè la prima nella quale era sufficiente la maggioranza assoluta. E Sergio Mattarella passò agevolmente con 665 sì, 160 in più rispetto alla maggioranza assoluta del plenum, allora pari a 505.

Dai primi calcoli sarebbero stati almeno una cinquantina i «franchi sostenitori» azzurri, ovvero tutti quelli che hanno ignorato le direttive di Berlusconi e si sono schierati a sostegno di Mattarella. Le schede bianche nella votazione decisiva sono state 105.
Comprensibile l'ira del Cavaliere, che in quel periodo era uno dei protagonisti del patto del Nazareno. Pur nella difficoltà di analizzare un voto segreto, i resoconti dell'epoca indicarono come «traditori» interni i fedelissimi di Denis Verdini ed i «fittiani». Mattarella passò anche senza l'appoggio del Movimento 5 Stelle, che rimase bloccato sul nome dell'ex giudice Ferdinando Imposimato, che si fermò a quota 127.

L'elezione di Sergio Mattarella avvenne dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano che rinunciò a concludere il suo secondo mandato dopo solo due anni a causa dell'età. Quando lo lanciò, Matteo Renzi lo presentò con queste parole: «Mattarella è un uomo della legalità dal grande profilo istituzionale, con lui possiamo cancellare lo smacco del 2013», disse parlando ai grandi elettori del Pd riuniti prima dell'inizio delle operazioni di voto.

La sua elezione provocò grande interesse all'estero, dove la figura politica di Mattarella era stata dimenticata e dove il fratello del presidente della Regione Siciliana ucciso dalla mafia il 6 gennaio del 1980 era per lo più descritto come un autorevole giurista. I grandi quotidiani si soffermarono infatti molto di più sulle mosse di Renzi: «Mattarella presidente della Repubblica, trionfo di Matteo Renzi», titolò ad esempio Le Monde sottolineando che «Berlusconi e Beppe Grillo sono i grandi perdenti» delle elezioni presidenziali italiane.

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