Per il secondo giorno consecutivo Musumeci non ha avuto da Roma le risposte che attendeva. Come già mercoledì nel vertice con Salvini e Berlusconi, anche ieri alla direzione nazionale di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha rinviato il caso-Sicilia. E così le quotazioni del bis del presidente sono precipitate. Mentre il fronte che mette insieme in Sicilia Forza Italia, Lega, Mpa e centristi ha individuato il candidato alternativo: «Noi lavoriamo per Stefania Prestigiacomo» ha sibilato Gianfranco Micciché.
Nulla è come appare in questa partita a scacchi. Vanno interpretati i minimi segnali. E uno di questi ieri è stato il telefono muto dei big di area Musumeci. Musumeci, di passaggio a Roma, non ha parlato con la Meloni. E anche lui poi è rimasto in silenzio.
Molto si è mosso dietro le quinte. Mercoledì, prima che iniziasse il vertice fra i tre leader, Micciché e Raffaele Lombardo hanno incontrato per un’ora e mezza Berlusconi ottenendo garanzie sul fatto che non avrebbe avallato il bis di Musumeci. Lo stesso avevano fatto i leghisti con Salvini.
In serata poi, durante il vertice, non si è effettivamente parlato del caso Sicilia. E tuttavia a margine sarebbe emersa la disponibilità di Fratelli d’Italia a rinunciare del tutto alla candidatura nell’Isola, visto che la Meloni ha strappato agli alleati impegni sulla corsa a premier, sul numero di collegi da gestire e pure sulla candidatura nel Lazio. A quel punto il passo indietro di FdI non sarebbe una bocciatura di Musumeci ma una strategia nazionale. La mossa in ogni caso escluderebbe pure la corsa di Raffaele Stancanelli, che pure era gradito al resto della coalizione.
Se così finirà, lo si capirà solo fra qualche giorno. Musumeci aveva detto che si sarebbe dimesso entro la fine della prossima settimana per favorire l’accorpamento di Politiche e Regionali solo se lui avesse ottenuto la ricandidatura.
Intanto, però, Micciché ieri disegnava un altro scenario. La candidatura della Prestigiacomo, due volte ministro, siracusana, è stata concordata con i big del partito. Anche Renato Schifani, che si era mostrato freddo quando il suo nome era stato inserito fra i papabili, ha espresso apprezzamento per la scelta.
Anche se ora questa candidatura dovrà essere discussa con gli altri alleati. Dall’esterno ieri è arrivato il sostegno delle associazioni e dei comitati civici riuniti in EC Volontari d'Italia: «La Prestigiacomo è il soggetto più adatto per un cambio di passo» ha detto il presidente regionale Lucio Leanza. «Il candidato sarà scelto a suo tempo con un accordo di tutti» ha commentato ieri Saverio Romano, leader siciliano di Noi con l’Italia, contrario all’election day. Contrario ad anticipare le Regionali è anche Micciché malgrado la Prestigiacomo si sia già detta favorevole.
Resta da capire come si comporrà l’equilibrio all’interno di Fratelli d’Italia e Diventerà Bellissima. In caso di mancata investitura per le Regionali in molti pronosticano per Musumeci una candidatura al Senato e un successivo ruolo di sottosegretario nell’eventuale governo Meloni, magari al ministero degli Affari regionali. Ma ieri si è dimesso il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, dopo quasi due anni da sospeso per la condanna nel processo spese pazze. Pogliese correrà per il Senato a Catania, e l’assessore Manlio Messina per la Camera, restringendo gli spazi per Musumeci. FdI dovrà farsi carico di cedere alcuni collegi a Diventerà Bellissima ma pure a Noi con l’Italia. E questo complica le cose: perché il movimento di Musumeci aspira a 6 posti mentre secondo le indiscrezioni ne avrà 2. In FdI, nella parte occidentale, correrà per il Parlamento nazionale di certo il neo vice sindaco Carolina Varchi (che in caso di elezione dovrà lasciare la giunta) e potrebbero trovare spazio anche il assessore Giampiero Cannella e Michele Pivetti.
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