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Il siciliano in fuga dalla guerra nei boschi di Kiev: «La Farnesina ci tiri fuori da qui»

Dal primo articolo apparso sul Giornale di Sicilia del 14 febbraio a oggi, Cirino Spada ha visto la tragedia della guerra intorno a lui. Uno spettacolo a cui non era preparato.

Cinquantacinque anni, originario di Lentini,  Spada, coordinatore e programmatore di ponteggi, si è trasferito a Kiev, dove vive con la moglie Ludmyla. Non credeva che sarebbe scoppiata la guerra. «Non lascio l’Ucraina, qui lavoro e ho casa: cosa potrei fare se torno in Sicilia?». Per strada vedeva dei soldati, ma ancora non c’erano le devastazioni d’una guerra giunta al nono giorno di attacchi da parte dell’esercito russo.

Il 24 febbraio, intervistato dal Giornale di Sicilia per la seconda volta, aveva raccontato che, all’alba, un’esplosione l’aveva svegliato. Usciva poco da casa e solo per cercare qualcosa del cibo che già scarseggiava. Poi, nei giorni seguenti, la sua vita ha preso abitudini diverse: qualche ora del giorno in giro per una Kiev sempre più deserte, la sera giù a dormire nei bunker antiaerei. In tanti già lasciavano la città, Cirino, invece, restava. Fino a quando, tre giorni fa, l’idea di scappare nelle campagne intorno alla capitale. Adesso, è impossibile tornare indietro anche se lo volesse: i ponti sono stati fatti saltare dagli ucraini e lui non ha più benzina nell’auto. Passa le notti, con alcuni familiari, tra un casolare e l’altro, in un Paese che ama ma che ormai vorrebbe lasciare per mettersi in salvo.

«La campagna mi sembrava più sicura – ha scritto in un messaggio –, ora siamo rimasti intrappolati, come nella tana del topo». Eppure, il centro di Kiev, se si prendesse la metro, sarebbe a poco più di cinque minuti. E lui teme che «i russi facciano pagare le estreme conseguenze a tutti gli stranieri di Stati che si sono alleati contro di loro». Mangia solo patate da giorni, è al freddo e deve spostarsi per bussare alla porta di chiunque abbia elettricità per poter caricare almeno il cellulare.

Qui sopra il video che ha mandato stamattina in cui chiede alla Farnesina un aiuto per lasciare il Paese.

Sotto il racconto di un altro siciliano, Salvatore Barone, catanese.

 

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