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La resistenza delle donne a Kiev: «Nei negozi c'è poco cibo ma ci aiutiamo»

Una donna cammina davanti alle macerie di un supermercato a Kiev

Questa guerra la raccontano le donne. Le donne ucraine rimaste nelle città, nascoste nei bunker, nei garage, nei sottoscala a riparo dalle bombe russe lanciate su Kiev, su Kharkiv, Zhytomyr, su Mykolaiv, su Mariupol, su Voznesensk o sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Mamme, moglie, figlie rimaste a proteggere le loro famiglie, i bambini, gli anziani genitori. A presidiare le case. Anche quando è rimasto poco o nulla.

«Siamo esausti - racconta Svetlana Zakanach -, soprattutto le donne e i bambini. Non c'è pace nella nostra mente di giorno o di notte. Non so come proteggere mia madre e il mio bambino, perché mio marito sta combattendo il nemico. La Russia, non ha rimpianti, sono mostri».

Svetlana ha trovato posto in un rifugio insieme ad altre persone a Kiev, la capitale ucraina in cui viveva anche prima dell'attacco: «Qui tutti si aiutano a vicenda. Abbiamo un popolo molto gentile, coraggioso e compassionevole. Spero che mio figlio non muoia di fame».

Anche Elena Galienko Antoliena, interprete di italiano che vive a Kiev ha deciso di restare nella capitale: «Abbiamo cibo e siamo rimaste nel nostro appartamento, perché mia mamma ha 87 anni e non vuole lasciare casa. Abbiamo anche un'altra abitazione fuori città, ma lì fa troppo freddo. Nel caso di allarme aereo, però, lei non potrebbe raggiungere neanche il pianterreno a piedi e in questi casi non si può utilizzare l'ascensore. Possiamo al massimo nasconderci nel bagno. Preghiamo al Dio».

Racconti strazianti che raccontano la vita in guerra: «Nel nostro condominio sono rimasti pochi vicini, molti sono andati fuori città, però quando la gente fa la fila per entrare nei negozi e fare rifornimento, capisco che a Kiev sono ancora in tanti, inclusi i bambini. Oggi - racconta ancora Elena - sono riuscita a comprare del pane bianco e un po' di carne. I negozi non hanno tutti i prodotti. Le uova, ad esempio, non è possibile comprarle».

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