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«I crimini di guerra di Putin»: il mondo si muove per un processo internazionale

Il presidente russo rischia di finire alla Corte penale dell'Aja. Gli Usa stanno documentando le azioni vietate dagli accordi mondiali

A fuoco un edificio dei servizi di sicurezza, a Kharkiv

L’aggressione contro l’Ucraina potrebbe costare a Vladimir Putin l’accusa di crimini di guerra e il deferimento alla Corte penale internazionale. Un nuovo fronte comune, dopo quello delle sanzioni e degli aiuti militari a Kiev, sta prendendo forma contro il presidente russo. Dal segretario di Stato Usa Antony Blinken al ministro degli Esteri Luigi Di Maio al premier britannico Boris Johnson si amplia lo schieramento dei leader occidentali che vogliono portare lo zar all’Aja.

Il ventaglio delle accuse cresce insieme ai giorni di guerra mentre dalle macerie fumanti degli edifici civili di Kiev, di Kharkiv, di Mariupol, di Kherson emergono le prove di una guerra sporca che non risparmia bambini, donne, anziani, combattuta anche con armi proibite. Blinken ha annunciato oggi che gli Usa stanno «documentando» possibili crimini di guerra da parte della Russia contro l'Ucraina, ma già nel corso della giornata Di Maio aveva detto via Twitter, di aver «appena sottoscritto, insieme ad altri Paesi, la procedura di attivazione della Corte penale internazionale, per identificare la sussistenza di eventuali crimini di guerra in Ucraina», denunciando che «ci sono bombe russe che stanno cadendo sulle case dei civili, questi sono crimini di guerra».

In mattinata il premier britannico Boris Johnson alla Camera dei Comuni aveva accusato la Russia di compiere «crimini di guerra» in Ucraina, precisando che Londra è disponibile a sostenere un’eventuale accusa di fronte a un tribunale internazionale. Ieri anche il ministro degli Esteri canadese Mélanie Joly aveva annunciato la richiesta formale del suo Paese alla Cpi di indagare il regime russo per crimini di guerra e contro l'umanità. Ma già due giorni fa il procuratore della Corte Karim Khan aveva reso noto di aver avviato un’indagine sulla «situazione in Ucraina», in quanto «ci sono basi ragionevoli per credere che presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità siano stati commessi in Ucraina».

L’arroganza e il senso di impunità di Putin potrebbero cadere di fronte all’evidenza che la guerra insensata contro l’Ucraina non la sta combattendo solo con tank, missili convenzionali, caccia e fregate. Sulla scena dell’aggressione russa sono comparsi fin da subito, documentati anche da video delle tv internazionali i T0S-1, sistemi montati su telai di carri armati T-72 in grado di lanciare missili equipaggiati con testate termobariche che quando scoppiano in un luogo chiuso, ma non solo, creano una fortissima onda di pressione che dilania gli organi interni di chi è nelle vicinanze. E già il 25 febbraio, il giorno successivo all’invasione, un drone ha filmato un razzo contenente bombe a grappolo - proibite dalla Convenzione Onu del 2008 - che ha colpito un asilo nella città di Okhtyrka, nell’Ucraina nordorientale.

Già due giorni dopo l’invasione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva presentato una denuncia formale alla Corte dell’Aja contro Mosca, accusata di «pianificare atti di genocidio». E se oggi è difficile dire come finirà la guerra, lo zar di Mosca potrebbe comunque uscire malissimo dalle maglie strette della giustizia internazionale.

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