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Usa all'azione in Siria, raid contro Isis: "Stavano per attaccarci"

Intnato l'aviazione di Damasco ha bombardato il Libano. Colpita la città di Raqqa. Un gruppo legato all'Isis ha rivendicato con un video il rapimento di un francese in Algeria

NEW YORK. Più di 20 miliziani dello Stato islamico sono morti negli attacchi aerei condotti la notte scorsa in Siria dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti. Lo ha riferito la ong Osservatorio siriano dei diritti umani. Gli Stati Uniti sono passati dunque all'azione: aerei da combattimento, bombardieri e missili Tomahawk lanciati dalle navi che incrociano nella regione hanno colpito nel corso della notte obiettivi nel nord del Paese.

"Le forze militari Usa e delle Nazioni partner stanno conducendo azioni militari contro terroristi dell'Isis in Siria", ha reso noto il portavoce del Pentagono, ammiraglio John Kirby, aggiungendo che "poiché le operazioni sono in corso non siamo al momento in posizione di fornire altri dettagli". Tuttavia, altre fonti della difesa Usa hanno affermato che le "nazioni partner" che partecipano "in pieno" sono l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania e il Baherein.

I raid Usa contro le postazioni jihadiste sono stati avviati per prevenire "un imminente attacco contro gli Usa e gli interessi occidentali" pianificato da veterani di al Qaida, altresì conosciuti come il gruppo 'Khorasan'. Lo riferisce il comando centrale americano (Centcom) citato dalla Bbc.

In tutto questo l'aviazione di Damasco ha bombardato stamani il Libano a ridosso del confine tra i due Paesi contro postazioni di miliziani anti-regime arroccati sull'altopiano del Qalamun. Lo riferisce la tv al Manar del movimento Hezbollah, i cui miliziani jihadisti da due anni combattono attivamente in Siria a fianco delle forze di Damasco. Il regime siriano ha poi confermato che Israele ha abbattuto un velivolo militare siriano sulle Alture occupate del Golan. Lo si apprende da un comunicato diffuso dalla tv di Stato siriana.

Mosca, raid in Siria richiedono consenso Damasco - L'avvio dei raid contro lo Stato Islamico in Siria richiede il fermo consenso del governo di Damasco: lo afferma il ministero degli esteri russo.

RAPITO UN FRANCESE
Un gruppo legato all'Isis ha rivendicato con un video il rapimento di un francese in Algeria e ha minacciato di ucciderlo entro 24 ore se la Francia non fermerà i raid contro i jihadisti in Iraq. Nel video si mostra l'ostaggi, Hervè Pierre Gourdel, che chiede al presidente Hollande di farlo uscire da questa situazione. Il gruppo jihadista algerino "Jund al-Khilafa" (I soldati del Califfato) che ha rivendicato il rapimento del cittadino francese, ha fatto professione di fedeltà all'Isis.

Nel video si vedono due uomini seduti armati di kalashnikov e mascherati con in mezzo l'ostaggio francese. L'uomo dice di essere originario di Nizza e di essere una guida di montagna. Precisa di essere arrivato in Algeria sabato e di essere stato rapito domenica sera. La rivendicazione del gruppo armato giunge a poche ore dall'ultimo messaggio dell'Isis in cui si chiede di uccidere "i miscredenti americani e europei - soprattutto uno sporco francese". Il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha detto però che è escluso che la Francia ceda alle minacce di un gruppo terroristico".

LE MINACCE DELL'ISIS
"Attaccate i civili" e "uccidete i miscredenti in qualunque modo possibile e immaginabile". E' l'ultima agghiacciante minaccia che l'Isis invia all'Occidente. Un delirante messaggio audio di 42 minuti del portavoce dello stato islamico, Abu Muhammed al Adnani, che fa seguito ai video diffusi nei giorni scorsi dalla propaganda jihadista nel quale si indicano tutti gli obiettivi del Califfato. A cominciare da Roma, non come luogo fisico, ma 'cuore' del 'nemico crociato', capitale dell'Occidente cristiano: nel messaggio infatti non viene mai citata direttamente l'Italia.

"Conquisteremo la vostra Roma, spezzeremo le croci e faremo schiave le vostre donne, con il permesso di Allah": minaccia al Adnani che pronuncia parole particolarmente violente anche contro il presidente Usa Barack Obama, definito "il ciuco degli ebrei" e chiamato tre volte "vile". L'incubo Isis ha già provocato l'esodo di almeno 130.000 curdi in fuga dalla Siria alla Turchia, per quella che si preannuncia come una nuova crisi umanitaria. Mentre alcuni deputati di Baghdad denunciano un attacco con armi chimiche a nord di Falluja, in cui sarebbero rimasti uccisi, asfissiati, almeno 300 soldati. Una notizia che, se confermata, rappresenterebbe un'inquietante escalation del conflitto.

 

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