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Isis, errore nella cattura di tre presunti jihadisti in Francia

I sospettati terroristi dalla Siria sono tranquillamente sbarcati ieri a Marsiglia, mentre la polizia li aspettava all'aeroporto di Orly (Parigi). Stamattina si sono costituiti alla gendarmeria

PARIGI.  Fra tragedia e farsa, i francesi sprofondati nel dolore per la decapitazione di Herve Gourdel, l'ostaggio in mano ai terroristi in Algeria, devono digerire anche una serie di macroscopici errori della polizia, che ieri ha clamorosamente mancato l'arresto di tre jihadisti.

Oggi, i tre - di ritorno dalla Siria - si sono spontaneamente consegnati ai gendarmi.

«Dilettanti al governo», grida l'opposizione, chiedendo un'inchiesta che il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, si è affrettato a concedere e ad annunciare. Provando, invano, a giustificarsi e a dare la colpa alla Turchia, paese nel quale i tre jihadisti erano stati arrestati e dal quale sarebbero stati trasferiti in Francia.

Il clamoroso «fiasco» delle forze di sicurezza, dei controlli all'aeroporto, dell'azione dei servizi, ha consentito a tre persone di ritorno dalla «guerra santa» islamica in Siria di arrivare tranquillamente a Marsiglia, sbarcare in aeroporto e andarsene mostrando i propri passaporti autentici, come gli altri passeggeri.

Quasi per sancire la beffa, i tre sono andati poi a noleggiare un'auto e se ne sono andati senza problemi in città. La polizia era ad attenderli all'aeroporto parigino di Orly, talmente ignara di quanto stava succedendo 700 chilometri più a sud da annunciare ad alcuni organi di stampa l'avvenuto arresto dei jihadisti.

I tre uomini - Imad Jjebali, Gael Maurize e Abdelouahab El Baghdadi - erano ben conosciuti dalla polizia e dai servizi per essere da molto tempo vicini ad elementi radicali. Uno in particolare è il cognato di Mohamed Merah, il «killer di Tolosa» che insanguinò due anni fa la città francese assassinando sette persone, fra cui tre bambini. La sorella di Merah, da mesi sarebbe anche lei in Siria, con i bambini al seguito.

Oggi, come annunciato dai legali dei tre, i jihadisti si sono consegnati alla gendarmeria di Caylar, nel sud, con un'appendice farsesca: in pieno giorno hanno trovato il portone del commissariato sbarrato e nessuno sul posto per potersi costituire. Un'auto li ha raggiunti poco dopo, trasferendoli in giornata a Montpellier. Nella Francia sconvolta dal terrorismo islamico, gli interrogativi sollevati dalla vicenda sono enormi: come hanno potuto atterrare e passare al controllo dei documenti tre uomini noti ai servizi come i tre supersospetti? E perchè è stato annunciato un triplice arresto mai portato a termine? «La vicenda non si è svolta come avrebbe dovuto», ha ammesso il premier Manuel Valls, ammettendo un «grosso pasticcio» fra Parigi e Ankara. Stando a Parigi, infatti, la colpa è di Ankara, che avrebbe avvertito «in ritardo» i francesi, dopo il rifiuto di un pilota di linea di ricevere a bordo i tre radicali islamici e il loro trasferimento su un altro volo, non più per Parigi ma per Marsiglia. La destra UMP ha messo all'angolo il governo, accusandolo di «dilettantismo», il Front National di Marine Le Pen ha chiamato direttamente in causa Valls, chiedendogli «spiegazioni diretto sui motivi di questo disastro gravissimo».

Il ministro Cazeneuve, che ha tentato di minimizzare prima di aprire l'inchiesta, ha fatto sapere anche che ieri il sistema di controllo centralizzato degli schedari informatici di polizia e gendarmi era fuori servizio per un guasto.

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