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Offensiva dell'Isis su Kobane: 70 mila civili in fuga

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ammesso che per il rilascio dei 46 ostaggi turchi rapiti dallo Stato islamico a giugno ci sono stati «negoziati diplomatici»

BEIRUT. La macchina da guerra dello Stato islamico non si ferma. E torna a puntare i suoi cannoni contro l'enclave curdo-siriana di Kobane/Ayn Arab, località assediata dai jihadisti nel settore centrale della frontiera con la Turchia, che secondo l'Onu in soli tre giorni ha aperto le porte a circa 70mila civili. La guerra siriana prosegue però in tutti i suoi teatri e i raid aerei del regime di Damasco sono continuati oggi in tutte le zone ancora controllate dal variegato fronte di miliziani anti-governativi: nella regione di Idlib, nel nord-ovest, fonti locali denunciano l'uccisione di 17 civili, tra cui sei minori e due donne, in pesanti bombardamenti. Questi si aggiungono ad altre venti vittime civili, registrate dai comitati di coordinamento locale degli attivisti anti-regime e cadute in altre regioni siriane martoriate dalla guerra. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che dal 2007 si avvale di una fitta rete di fonti sul terreno, solo ieri erano morte in Siria 228 persone, tra cui 49 civili. Intanto da Ankara, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ammesso che per il rilascio dei 46 ostaggi turchi rapiti dallo Stato islamico a giugno ci sono stati «negoziati diplomatici». Smentendo ogni notizia relativa a un riscatto pagato, Erdogan non ha però voluto rispondere sulla possibilità che ci sia stato anche uno scambio di prigionieri tra i jihadisti e le autorità turche. L'offensiva dello Stato islamico è al terzo giorno e dopo aver assediato decine di località attorno a Kobane, secondo l'Ondus, l'artiglieria pesante jihadista è oggi arrivata alla periferia di Kobane, un tempo terza città a maggioranza curda della Siria e abitata da oltre 40 mila abitanti, non solo curdi ma anche arabi, turcomanni e armeni. Secondo fonti curde locali, a Kobane rimangono un migliaio di persone, per lo più maschi adulti. L'Alto commissariato Onu per i rifugiati ha affermato che nelle ultime 72 ore sono circa 70mila i civili che sono giunti nel sud della Turchia in fuga dai combattimenti, nei quali secondo l'Ondus sono morti oltre 70 miliziani curdi e jihadisti. Una vera e propria emergenza umanitaria a cui l'Onu intende far fronte annunciando l'incremento delle attività di soccorso. Al confine ci sono stati oggi scontri tra polizia e manifestanti curdo-turchi e le autorità locali hanno deciso di chiudere i valichi frontalieri, costringendo migliaia di civili a rimanere intrappolati in territorio siriano a ridosso dei reticolati turchi.

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