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Nuovo Dpcm, Conte: arriva impennata, ancora sacrifici. Stretta su spostamenti, parenti e bar, sì alla zona bianca

Il premier Giuseppe Conte

La nuova impennata di contagi da coronavirus è dietro l'angolo. L'Italia non ne sarà immune. Lo dice il premier Giuseppe Conte al Tg3 parlando del Covid: "Sta arrivando un'impennata" dei contagi "dopo Gran Bretagna, Irlanda, Germania sta arrivando anche da noi: non sarà facile, dobbiamo fare ancora dei sacrifici".

Intanto il governo conferma di voler introdurre nel Dpcm il divieto per i bar di vendere cibi e bevande da asporto dopo le 18. La scelta sarebbe stata ribadita nel corso della riunione con le regioni nel quale sono state illustrate anche le altre misure: conferma per tutte le zone della regola che consente a massimo due persone di andare a trovare a casa parenti e amici, stop alla mobilità tra le regioni, anche tra quelle gialle, istituzione di una zona bianca, per "dare un segnale" del lavoro che si sta facendo e che consentirà di entrare in una fase diversa in tempi però più lunghi.

Nuove limitazioni

Nuove limitazioni e una stretta in particolare sulla movida, arrivata dopo gli ultimi episodi di assembramenti e feste illegali, vietando l’asporto dai bar a partire dalle 18 ed estendendo il divieto di spostamento tra regioni anche nelle zone gialle, così come avvenuto dalle feste di Natale ad oggi. Il governo prepara il nuovo Dpcm che dovrà entrare in vigore dal 16 gennaio. Ma sul tavolo c'è anche la possibilità di istituire una zona bianca, seppur difficile da raggiungere (servirebbe un Rt sotto 0.5), in cui poter riaprire tutto senza limitazioni.

Sono i punti presentati oggi dal governo alle Regioni nel vertice con il ministro Francesco Boccia. All'incontro ha preso parte anche il ministro della Salute Roberto Speranza e i rappresentanti di Anci e Upi. Tra i governatori erano presenti Fontana, Bonaccini, Toti, De Luca, Marsilio, Toma e Spirlì.

Il governo ha confermato di voler introdurre nel Dpcm il divieto per i bar di vendere cibi e bevande da asporto dopo le 18. Ma sono state illustrate anche le altre misure: conferma per tutte le zone della regola che consente a massimo due persone di andare a trovare a casa parenti e amici, stop alla mobilità tra le regioni, anche tra quelle gialle, istituzione di una zona bianca, per "dare un segnale" del lavoro che si sta facendo e che consentirà di entrare in una fase diversa in tempi però più lunghi.

Tra gli obiettivi del governo c'è l'intervento sugli indici di rischio per facilitare gli ingressi in zona arancione delle regioni a rischio alto: è quanto avrebbe proposto il ministro della Salute Roberto Speranza nel corso della riunione ribadendo che sarà mantenuto il modello delle fasce e che sarà confermato nel nuovo Dpcm l'abbassamento della soglia dell'Rt: con 1 si va in arancione e con 1,25 in zona rossa.

Le Regioni hanno invece annunciato di volersi opporre ad alcune misure. Per esempio molti governatori sono contrari al divieto di asporto dopo le 18. Tra loro soprattutto Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria che via Fb al termine vertice ha commentato: "Queste attività, pur potendo continuare con le consegne a domicilio, rischiano di essere penalizzate ancora di più, dopo aver già subito pesanti restrizioni. Bene invece l'introduzione di una zona bianca, come avevamo proposto già oltre un mese fa, cioè una zona dove, virus permettendo, si possa cominciare un lento ritorno alla normalità".

Dalle Regioni no anche alla possibilità di far scattare automaticamente la zona rossa nel caso si superasse il limite dei 250 contagiati per 100 mila abitanti. Una raccomandazione, perorata dagli scienziati, che però potrà vedere la luce solo dopo il confronto di domani e solo dopo il passaggio in parlamento del ministro della Salute, Roberto Speranza, in programma il 13 gennaio.

"Quel limite non l’ha chiesto nessuna regione - tuona il presidente dei governatori, Stefano Bonaccini - e, se volete la mia impressione, non entrerà fra quelli utilizzati per decidere la colorazione o lo spostamento delle Regioni". L’intenzione di Palazzo Chigi sarebbe quella di seguire le raccomandazioni di Istituto Superiore di Sanità e Comitato Tecnico Scientifico per varare il nuovo provvedimento che entrerà in vigore il 16 gennaio: se l’incidenza settimanale dei casi supera i 250 casi ogni centomila abitanti, la Regione è automaticamente in zona rossa.

Un’ipotesi che, con i dati attuali, metterebbe il Veneto in zona rossa (con i suoi 453,31 casi) e l’Emilia-Romagna di poco fuori (242,44 casi). Dati comunque suscettibili ad altri cambiamenti nel corso dei giorni. Il governo cercherà di trovare un’intesa, ma appare chiara la volontà di stringere le maglie anche, e soprattutto, per evitare la temuta terza ondata e contenere i contagi che, oggi, hanno registrato oltre 18 mila nuovi casi e 361 vittime, con un incremento del tasso di positività salito al 13,3%.

Nel provvedimento, oltre alla scuola, entrerà molto probabilmente anche la proroga della chiusura degli impianti da sci, che al momento dovrebbero riaprire il 18 gennaio. L’unica cosa certa al momento è che il nuovo provvedimento - al quale sarà affiancato un Dl per estendere il divieto di spostamento tra le regioni - continuerà a prevedere le zone colorate e il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino. Smentita invece la possibilità di istituire i weekend arancioni: le giornate di sabato e domenica, dunque, avranno le stesse limitazioni delle zone di appartenenza. Resteranno ancora chiuse palestre e piscine, così come teatri e cinema. I musei potrebbero riaprire nelle zone gialle.

Da tre Regioni (Lombardia, Campania e Friuli Venezia Giulia) è invece arrivata la richiesta al governo che tutta Italia diventi un'unica zona arancione. La maggioranza dei presidenti, secondo quanto si apprende, avrebbero condiviso la necessità di mantenere le misure nelle prossime settimane ma Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga e Vincenzo De Luca avrebbero chiesto una linea di prudenza uguale per tutta Italia, con il paese in zona arancione ed eventualmente ulteriori strette in caso di peggioramento dei dati.

Il governo intanto assicura l'arrivo di nuovi ristori, come ha garantito il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia. Il ministro ha ribadito la validità del sistema a fasce - "ci ha salvato due volte da un nuovo lockdown" - e ha riconvocato le Regioni per una nuova riunione giovedì, dopo che il ministro della Salute Roberto Speranza avrà illustrato le misure in Parlamento.

Lo stesso Speranza tiene a sottolineare che senza le misure restrittive introdotte per le vacanze di Natale "avremo altri numeri", invitando a guardare cosa sta succedendo nel resto d'Europa, dove c'è "una situazione complessa".

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