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Scontro finale per il Donbass: i russi spostano le truppe, gli ucraini si preparano a resistere

Un serpentone di 12 chilometri tra blindati e mezzi di supporto logistico russi in movimento verso sud attraverso la cittadina di Velykyi Burluk, un centinaio di chilometri a est Kharkiv. L’assalto che Mosca vorrebbe decisivo al Donbass è sempre più vicino. Questione di giorni, forse ore, prevedono i comandanti militari ucraini, secondo cui l’apparente rallentamento dell’offensiva di terra è stato solo il risultato di una riorganizzazione delle truppe in vista della «grande battaglia» per la conquista dell’intero territorio degli oblast di Donetsk e Luhansk, in buona parte già nelle mani dei separatisti filo-russi. Il nuovo maxi-convoglio militare di Mosca è stato individuato dalle immagini satellitari raccolte e analizzate dalla compagnia specializzata americana Maxar Technologies, che ha intercettato «veicoli armati, camion con rimorchi di artiglieria e attrezzatura di supporto». Un movimento in forze per evitare di ripetere l’errore commesso all’inizio dell’invasione, quando i generali immaginarono possibile una guerra lampo.

Adesso, le truppe di terra sono state concentrate, richiamando anche uomini finora esentati dalla leva perché lavoratori di industrie strategiche, come i 1.700 operai delle acciaierie di Alchevsk. «Stiamo aspettando l’offensiva da tre o quattro giorni», ha confermato il capo dell’amministrazione militare regionale di Luhansk, Serhiy Haidai. Le autorità di Kiev continuano a invitare la popolazione a evacuare il più presto possibile, malgrado i rischi di attacchi indiscriminati contro i profughi, come quello di venerdì alla stazione di Kramatorsk. «Ci sarà una grande battaglia per il Donbass. Vediamo che c'è un accumulo di forze, mezzi, un’enorme quantità di attrezzatura. I russi - ha confermato Haidai - useranno tutte le armi che hanno».

L’Ucraina si prepara così allo scontro che potrebbe segnare in maniera decisiva le sorti del conflitto, determinando i rapporti di forza in vista di un possibile ritorno ai negoziati. Non a caso secondo Kiev un eventuale incontro tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin non si terrà prima di questa battaglia, che «potrebbe richiedere due o tre settimane».
Intanto, però, i raid nell’area non si fermano, con una scuola e due condomini colpiti a Severodonetsk. I bombardamenti continuano anche nel resto del Paese. Un nuovo raid ha colpito l’aeroporto di Dnipro, località sul fiume omonimo che segna il confine strategico tra l’est e l’ovest dell’Ucraina, già preso di mira il 15 marzo, che stavolta, secondo le autorità locali è stato «completamente distrutto».

Nelle ultime ore almeno sette missili hanno raggiunto anche l'area di Mykolaiv, circa 130 km a est di Odessa, dove l'esercito di Mosca sta cercando di rafforzare le sue posizioni, come nella vicina Kherson. Da lì potrebbe partire una manovra a tenaglia verso la fascia costiera sul mar d’Azov, in direzione di Mariupol, dove continua uno degli assedi più lunghi e brutali dall’inizio dell’invasione. «Gli occupanti russi hanno organizzato una “operazione di pulizia” tra i civili», ha denunciato il consigliere del sindaco Petr Andryushchenko, spiegando che hanno istituito diversi posti di blocco e «non esitano a uccidere i civili per strada, per poi scattare foto, vantandosi della vittoria». Con il passare dei giorni, continuano anche a emergere gli orrori commessi prima della ritirata dei russi nella regione di Kiev dove si contano 1.222 morti, secondo la procuratrice generale ucraina, Irina Venediktova. «Crimini di guerra» che, secondo il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, sono il frutto di un piano d’azione che arriva direttamente dai «più alti livelli» del Cremlino.

 

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