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Bruciati vivi dopo le torture, anche un bambino: nuovi capitoli della guerra degli orrori

Civili bruciati vivi dopo essere stati torturati, anche un bambino, in un villaggio nei pressi di Izium: la denuncia della polizia ucraina, arrivata dalla regione di Kharkiv, apre un nuovo capitolo sugli orrori della guerra, nelle zone da cui i russi si sono ritirati. Come a Makariv, nell’oblast di Kiev, dove sono state trovate oltre 130 persone sepolte in fosse comuni. L’Armata di Vladimir Putin, che ha abbandonato anche la regione settentrionale di Sumy, ricoprendola di mine, si sposta progressivamente verso sud-est per chiudere la partita del Donbass, e non solo. Anche Odessa è finita nuovamente sotto il fuoco di missili, stavolta lanciati dalla Crimea. Come nel caso di Bucha e Borodyanka, le notizie sui massacri dei civili sono arrivate dopo il passaggio dei russi.

A Makariv, sempre nella zona della capitale, sono stati trovati 132 corpi di persone, in molti casi uccise da colpi di arma da fuoco e sepolte in fosse comuni, ha denunciato il sindaco Vadym Tokar. Secondo cui il 40% della città è distrutta. Ma le informazioni su brutalità ancora più efferate sono arrivate dal villaggio di Husarivka, nella regione di Kharkiv, liberato il 4 aprile. Secondo le forze dell’ordine locali, i russi avevano allestito una camera di tortura: «Le persone sono state bruciate vive», è stato documentato nell’indagine, in cui si parla di corpi mutilati di civili, compreso un bambino, rinvenuti in una casa privata. Su un cadavere sono stati «trovati lividi, le mani erano legate dietro la schiena e aveva una ferita da proiettile nel petto», ha aggiunto la polizia, mentre cresce l’ansia per i «tanti residenti» che ancora mancano all’appello. Il villaggio delle torture si trova nel distretto di Izium, la città orientale finita in mano ai russi nei giorni scorsi, che costituisce un punto nevralgico per tagliare i rifornimenti degli ucraini da Kharkiv verso il Donbass.

Washington e Londra, del resto, sono convinte che l’Armata di Putin abbia rinunciato (almeno temporaneamente) a prendere Kiev e il nord per privilegiare l’avanzata verso sud-est. Con l’obiettivo - secondo il presidente francese Emmanuel Macron - di una vittoria in tempi ragionevoli, da celebrare il 9 maggio, per l’anniversario della capitolazione nazista. Da questo punto di vista, il bombardamento sulla stazione di Kramatorsk, nell’oblast di Donetsk, appare come l’avvisaglia di un attacco massiccio dei russi nelle regioni separatiste filo-Mosca, dove gli ucraini continuano a resistere, soprattutto nelle città.

«La fine dei preparativi è vicina per la grande battaglia che si condurrà qui», ha stimato lo stato maggiore di Kiev, riferendo di raid russi a Rubizhne e Popasnaya, nel Luhansk. Sulla costa la priorità dei russi resta Mariupol, ma si registra un nuovo tentativo di mettere sotto pressione anche Odessa. Le autorità locali hanno reso noto che ci sono stati dei raid notturni, in particolare tre missili teleguidati lanciati dalla Crimea, che hanno danneggiato due edifici nell’oblast e provocato un numero imprecisato di «vittime». Nella perla del Mar Nero si sono vissuti momenti di tensione anche nel corso della giornata dopo che un aereo ha sorvolato la città e subito dopo è stata avvertita una forte esplosione. E per la minaccia di nuovi attacchi missilistici, in tutta la regione scatterà il coprifuoco nel fine settimana.

 

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