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Fan di Draghi in Parlamento, si delinea la mappa: sì di Pd e Iv, M5S diviso

Sono convinti che Mario Draghi ce la farà. Non solo per l'innegabile esperienza maturata negli anni in Europa ma anche per il "coraggio" di accettare la sfida più ardita, prendere il timone del governo italiano in piena burrasca. E sono certi che subito dopo avrà il sigillo della fiducia delle Camere, perché votare no "sarebbe una catastrofe".

Parole e sentimenti dei fan del premier incaricato che si aggirano nei corridoi del Parlamento nel giorno in cui l'ex presidente della Bce ha assunto l'incarico. Voci dalle quali si può ipotizzare la mappa del Parlamento che verrà, quello chiamato a sostenere la squadra del successore di Giuseppe Conte.

Di certo orfana di Fratelli d'Italia, i più coriacei nel difendere il proprio no, con la possibile astensione della Lega e moltissime riserve nei 5 Stelle, contrari a un governo tecnico e pronti a dividersi. I fan invece militano soprattutto tra i Democratici e i renziani, oltre a parecchi parlamentari di Forza Italia, cauti ma ottimisti.

Tra i più espliciti, Bruno Tabacci, attuale presidente di Centro Democratico che Draghi lo conosce dal 1983: lui al Tesoro sotto il governo Goria, l'ex governatore consulente del ministero. "È un Superman, con meno di due minuti ha impostato le cose con grande chiarezza", commenta, confessando di essersi emozionato ascoltandolo al Quirinale. Da qui la certezza che ce la farà nonostante un Parlamento 'sprecone', tanto da ammonire: "Chi non gli darà la fiducia, se ne assumerà le responsabilità. Sarebbe come avere Pelé e non farlo giocare".

Altra conoscenza decennale è quella di Gianni Pittella: i due si sono conosciuti a Bruxelles quando l'attuale senatore del Pd era vicepresidente vicario del Parlamento. "Sono testimone della sua grande competenza per cui è stimato nel mondo, ma anche della sua sensibilità ai temi sociali", rimarca. E sul prossimo futuro sentenzia: "Chi dice di no a Draghi significa che ha perso il senno".

In sintonia, Emma Bonino che assicura un "sostegno convinto" di +Europa: "È la scelta migliore che il presidente Mattarella potesse fare e voglio anche rendere omaggio al coraggio di Draghi", premette. Ma sullo spauracchio di una mancata fiducia è categorica: "Sarebbe una catastrofe per il Paese".

Pro Draghi è un altro politico di vecchio corso, Pier Ferdinando Casini: "È l'italiano più riconoscibile, il più famoso all'estero e forse il più stimato". Premesse che gli fanno annunciare il suo voto in Aula avvertendo i colleghi: È un banco di prova per tutti" e "l'alternativa è il voto".

Bocche cucite nella Lega. A parte il placet stranoto di Giancarlo Giorgetti, numero due del partito e la stima dichiarata da Matteo Salvini, nessuno si sbilancia. "Non è chiaro nemmeno cosa farà la precedente maggioranza", si limita a dire il senatore Armando Siri, che conclude: "E' ancora presto per le decisioni ma ci confronteremo".

Tanti no invece dal M5s. Unica eccezione il quasi ex ministro, Federico D'Incà: "Andiamo a vedere le carte e riconfrontiamoci insieme", chiede solitario nell'assemblea dei parlamentari.

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