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L'incarico a Mario Draghi per il quarto governo tecnico: "Spendere bene, non sprecare"

Mario Draghi

Con l'incarico a Mario Draghi si profila il quarto governo tecnico nella storia della Repubblica, ovvero esecutivi presieduti da personalità estranee ai partiti. Draghi è atteso oggi al Quirinale dal Capo dello Stato che ha fatto appello alle forze politiche per un governo di alto profilo.

I 3 GOVERNI TECNICI PRIMA DI DRAGHI

Il primo fu quello presieduto da Carlo Azeglio Ciampi sul finire dell'XI legislatura, dopo che il precedente governo di Giuliano Amato era stato falcidiato dagli avvisi di garanzia. Il presidente della Repubblica Scalfaro affidò l'incarico al governatore della Banca d'Italia, Ciampi, che giurò il 28 aprile 1993 e si dimise il 13 gennaio 1994, dopo l'approvazione della nuova legge elettorale maggioritaria, il Mattarellum. I ministeri furono guidati in parte da politici (es Nicola Mancino, Nino Andreatta, Rosa Russo iervolino, Valdo Spini, Fabio Fabbri) e da tecnici di altissimo profilo ai portafogli economici (Luigi Spaventa, Luigi Gallo, Piero Barucci). I giornali parlarono per la prima volta di "governo del presidente".

Il secondo esecutivo tecnico fu quello guidato da Lamberto Dini, dopo la caduta del Berlusconi I. Anche in questo caso fu Scalfaro a incaricare quello che era stato il ministro del Tesoro del governo Berlusconi, oltre che Direttore generale di Bankitalia. Dini giurò il 17 gennaio 1995 assieme ad una squadra composta esclusivamente da tecnici, tenendo per sé il Tesoro.
Dopo un anno, l'11 gennaio 1996 rassegnò le dimissioni. Attorno a quell'esperienza di governo nacque Rinnovamento Italiano, che alle elezioni, alleato con l'Ulivo superò lo sbarramento dell'4% ed entrò in Parlamento.
Nel 2011, quando la crisi dello spread spinse alle dimissioni il governo Berlusconi IV, il presidente Napolitano incaricò Mario Monti, che era stato nei giorni precedenti nominato senatore a vita. L'ex commissario europeo giurò al Quirinale il 16 novembre 2011, portando co sé una squadra di soli tecnici.
Anche in quel caso si parlò di "governo del presidente". Monti si dimise il 21 dicembre, e anche lui diede vita aun partito Scelta Civica, formato da personalità della società civile, che alle elezioni prese l' 8,3% all'interno di un polo che si assestò al 10,56%.

DRAGHI E IL RECOVERY

"La sostenibilità del debito pubblico in un certo Paese sarà giudicata sulla base della crescita e quindi anche di come verranno spese le risorse di Next Generation Eu". Sono le ultime parole dette Draghi a metà dicembre, affrontando con alcuni giornalisti i temi di stringente attualità, dai vaccini ai rischi delle imprese. "Se le risorse saranno sprecate - ha ammonito - il debito alla fine diventerà insostenibile perché i progetti finanziati non produrranno crescita".

Per Draghi, con la preparazione da banchiere centrale, il nodo del debito pubblico è sempre stato centrale. "L'impatto (di Next Generation EU, ndr) sulla crescita e sulla sostenibilità del debito negli anni a venire sarà maggiore, quanto più grande è il debito iniziale - ha spiegato - Per questo è così importante che i Paesi con un debito elevato facciano una valutazione molto attenta del tasso di rendimento dei progetti che finanzieranno".

Le scelte devono essere oculate, ma anche il tempo non è una variabile indipendente. "Le autorità devono agire urgentemente - ha spiegato - perchè "in molti settori e Paesi siamo sull'orlo del precipizio in termini di solvibilità, specialmente per le piccole e medie imprese, con i programmi di sostegno in scadenza e il patrimonio esistente che viene eroso dalle perdite".
La consapevolezza è anche quella di gestire la fase d'emergenza e poi l'uscita dalla crisi: "Il problema - ha detto parlando a dicembre nelle vesti di co-presidente di un gruppo di lavoro del G30 - è peggiore di quel che appare perchè il massiccio aiuto in termini di liquidità, e la vera e propria confusione causata dalla natura senza precedenti di questa crisi, ne stanno mascherando le vere dimensioni".

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