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L’Iran dopo l’attacco a Israele: «No all’escalation, ma saremo pronti a reagire»

Lettera del governo di Teheran al Consiglio di sicurezza dell'Onu: «Non esiteremo a esercitare il diritto all’autodifesa. Se il regime israeliano dovesse commettere nuovamente un’aggressione militare, la risposta sarà più forte e risoluta»

L’Iran «non cerca un’escalation o un conflitto nella regione» ma «se il regime israeliano dovesse commettere nuovamente un’aggressione militare, la risposta dell’Iran sarà sicuramente e decisamente più forte e più risoluta». Lo ha scritto in una lettera al Consiglio di sicurezza dell’Onu il rappresentante permanente di Teheran presso le Nazioni Unite, Amir-Saeid Iravani, dopo l’attacco della notte scorsa «contro obiettivi militari israeliani» in risposta a quello delle Forze armate di Israele che lo scorso primo aprile ha provocato 7 morti nel consolato iraniano a Damasco.

«Su istruzioni del mio governo e in conformità alla nostra lettera del primo aprile 2024 riguardante gli attacchi armati del regime israeliano contro le sedi diplomatiche della Repubblica islamica dell’Iran a Damasco, Repubblica araba siriana, che hanno portato al martirio di sette alti consiglieri militari iraniani, desidero informarvi che, nelle tarde ore del 13 aprile 2024, la Repubblica islamica dell’Iran ha effettuato una serie di attacchi militari contro obiettivi militari israeliani», si legge nella lettera del diplomatico presso l’Onu. «Questa azione rientrava nell’esercizio del diritto intrinseco dell’Iran all’autodifesa, come delineato nell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, e in risposta alle ricorrenti aggressioni militari israeliane, in particolare all’attacco armato del primo aprile 2024 contro le sedi diplomatiche iraniane, in violazione dell’articolo 2, paragrafo 4 della Carta delle Nazioni Unite».

Poi arriva la critica all'Onu: «Purtroppo, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha mancato al suo dovere di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, consentendo al regime israeliano di oltrepassare le linee rosse e violare i principi fondamentali del diritto internazionale. Tali violazioni hanno esacerbato le tensioni nella regione e minacciato la pace e la sicurezza regionale e internazionale», continua la lettera del rappresentante di Teheran. «In qualità di membro responsabile delle Nazioni Unite, la Repubblica islamica dell’Iran si impegna a perseguire gli scopi e i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale, e ribadisce la sua posizione coerente secondo cui non cerca un’escalation o un conflitto nella regione. Nel mettere in guardia contro ogni ulteriore provocazione militare da parte del regime israeliano, la Repubblica Islamica dell’Iran riafferma la sua ferma determinazione a difendere il suo popolo, la sicurezza e gli interessi nazionali, la sovranità e l’integrità territoriale contro qualsiasi minaccia o atto di aggressione e a rispondere a qualsiasi minaccia o aggressione, vigorosamente e in conformità con il diritto internazionale».

Infine, l'avvertimento: «La Repubblica Islamica dell’Iran non esiterà a esercitare il suo diritto intrinseco all’autodifesa quando richiesto. Se il regime israeliano dovesse commettere nuovamente un’aggressione militare, la risposta dell’Iran sarà sicuramente e decisamente più forte e più risoluta».

Anche il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana interviene sulla crisi con un avvertimento agli Stati Uniti: se sosterranno e parteciperanno a una qualsiasi azione che danneggia l’Iran, ci sarà una risposta proporzionale alle minacce provenienti da qualunque Paese. La dichiarazione, riportata dall’agenzia di stampa ufficiale Irna, fa seguito agli attacchi di droni e missili contro siti militari israeliani come rappresaglia per l’attacco dello Stato ebraico al consolato iraniano in Siria lo scorso primo aprile. Nella nota si contesta la mancanza di condanne, da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e della comunità internazionale, di quella che viene definita «l'aggressione del regime sionista e l’attacco alla sezione consolare dell’ambasciata iraniana a Damasco come parte del territorio del nostro paese e il martirio di 7 consiglieri». Dopo 10 giorni di silenzio internazionale, spiegano i guardiani della rivoluzione, «in risposta a tali crimini e in adempimento dei precedenti avvertimenti e nel rispetto dei diritti dell’Iran e nel punire l’aggressore, hanno attaccato e distrutto posizioni militari chiave dell’esercito terrorista sionista nei territori occupati, utilizzando le loro capacità di intelligence strategica, missilistiche e droni».

«Il governo terrorista degli Stati Uniti è avvertito che qualsiasi sostegno e partecipazione nel danneggiare gli interessi dell’Iran si tradurrà in una risposta decisiva da parte delle forze armate della Repubblica Islamica dell’Iran. Gli Stati Uniti sono anche responsabili delle azioni malvagie del regime sionista e dovrebbero accettarne le conseguenze se non riescono a controllare questo regime che uccide i bambini nella regione». Inoltre, «pur sottolineando la politica di buon vicinato con i paesi vicini e regionali, si afferma che qualsiasi minaccia proveniente da qualsiasi Paese da parte del governo terrorista degli Stati Uniti e del regime sionista riceverà una risposta reciproca e proporzionale da parte della Repubblica Islamica dell’Iran contro l’origine della minaccia».

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