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«Ho sparato per soldi, mi hanno dato 5 mila euro», parla uno degli attentatori al Crocus di Mosca

L’Isis pubblica le foto e torna a rivendicare l'attacco, ma il mistero avvolge gli autori del raid terroristico

Alle 23.50 di venerdì sera, tre ore dopo l’inizio dell’attacco terroristico al Crocus City hall di Mosca che ha lasciato a terra decine di cadaveri, i canali Telegram vicini ai servizi di sicurezza russi hanno diffuso una prima foto dell’automobile bianca usata dagli attentatori per fuggire. Un’immagine molto chiara: dentro due uomini, uno con un cappellino, corporatura robusta, un accenno di barba e lo sguardo rivolto verso il basso. L’altro al volante, meno riconoscibile. Poche ore ancora e gli stessi canali Telegram Baza e Mash hanno postato video e foto dei primi brutali interrogatori sommari. Circostanze rese pubbliche sui social ma su cui non c’è stata alcuna conferma ufficiale della autorità russe. Notizie ufficiali invece invece sono arrivate poco dopo le 9 del mattino, ora italiana, quando le agenzie di stampa statali della Federazione hanno diffuso la notizia che per la strage nella sala concerti sono state arrestate undici persone, tra cui quattro presunti terroristi. Tutti provenienti dal Tagikistan, secondo gli investigatori russi. Nessuno con nazionalità tagika, secondo il ministero degli Esteri di Dushanbe, che ha definito false le notizie del coinvolgimento di suoi cittadini nell’attacco terroristico.

Ma ecco alcuni passaggi degli interrogatori, non proprio formali, degli agenti russi: «Che cosa ci facevi al Crocus?», chiede un uomo delle unità speciali a uno dei presunti attentatori, tenendolo per i capelli fermo a terra, faccia in giù, mentre lo registra con uno smartphone. «Ho sparato», risponde l’uomo. «A chi hai sparato?», lo sollecita l’agente. «Alle persone», dice l’interrogato. «Perchè l’hai fatto?», lo incalza. «Per soldi», confessa lui a voce bassa. Nel video pubblicato da Baza e rilanciato dal canale Telegram della direttrice della televisione Russia Today, Margarita Simonyan, l’arrestato dichiara di avere 26 anni, di aver accettato di partecipare all’attacco dopo avere ascoltato un mese fa le lezioni di un predicatore, di essere stato reclutato da un aiutante che gli ha offerto 500 mila rubli (circa 5.000 euro). Di cui 250.000 già pagati in anticipo. Da lui nessun riferimento a eventuali contatti ucraini per la fuga dopo l’assalto.

Le immagini dell’uomo, sottomesso, spaventato a morte, non possono che turbare. Ma ancor di più il filmato di un altro degli arrestati che dapprima i canali Telegram russi fanno vedere con la testa e la faccia fasciate, ricoperto di sangue, tumefatto: lo stesso uomo che in un video pubblicato successivamente su X dal gruppo indipendente bielorusso Nexta e dal media russo Meduza viene mostrato mentre, tenuto fermo a terra in un luogo che sembra un bosco, gli tagliano un orecchio con un coltello e glielo infilano in bocca. Altre immagini shock fanno vedere un ragazzo, «di 19 anni, originario di Dushanbe in Tagikistan», secondo i canali Telegram russi, con una ferita molto evidente all’occhio sinistro, supino e a terra, apparentemente privo di sensi.

L’Isis è tornato a rivendicare l’attentato affermando che a mettere in atto l’attacco sono stati quattro dei suoi “combattenti» di cui ha pure pubblicato le foto. L’agenzia di stampa Amaq del gruppo militante su Telegram ha scritto: «L’attacco si inserisce nel contesto di una guerra furiosa tra lo Stato Islamico e i Paesi che combattono l’Islam». Ma tutto resta ancora avvolto nel mistero.

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