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Attentato a Mosca, terrore e strage nella sala concerti. Kiev: «Non siamo stati noi»

Son 60 i morti e 145 i feriti nella sparatoria. Il ministero degli Esteri russo: «Al Crocus City Hall un sanguinoso attacco terroristico». Gli Usa: «Non c’è alcun segno al momento del coinvolgimento dell’Ucraina o di ucraini»

Mosca è tornata a vivere i peggiori incubi degli attacchi terroristici ceceni degli anni ‘90 quando stasera un gruppo di uomini armati, in tenuta mimetica, ha fatto irruzione in una sala da concerti nel nord-ovest della capitale aprendo il fuoco senza pietà sugli spettatori.
Secondo alcune testimonianze, gli assalitori avrebbero lanciato anche granate o bottiglie incendiarie e poco dopo l’intero edificio si è trasformato in un rogo. Almeno 60 morti e 145 feriti è il bilancio ancora provvisorio fornito dai servizi di sicurezza interni russi, Fsb.
Le autorità hanno aperto un’inchiesta per terrorismo. Nella foto le forze di sicurezza hanno arrestato un uomo non identificato vicino al luogo dell'attacco terroristico a Mosca.
L’attacco, che il ministero degli Esteri ha invitato tutta la comunità internazionale a condannare, è avvenuto nel quartiere di Krasnogorsk, fuori e dentro la sala da concerti Crocus City Hall, la più grande di Mosca capace di ospitare oltre 7mila persone e dove stava per esibirsi la rock band Picnic.
Un centinaio di persone sono state tratte in salvo da dentro la sala o dal tetto, dove si erano rifugiate e che poi in parte è crollato a causa delle fiamme. Per spegnere l’incendio sono stati fatti alzare in volo alcuni elicotteri.
L’ambasciata italiana si è immediatamente attivata per verificare l’eventuale presenza di italiani, che al momento non risulta. In un video si vedono gli assalitori - almeno quattro, altri parlano di cinque - che si avvicinano armi in pugno verso l’entrata della sala da concerti, situata nel salone di un centro commerciale, e sparano a sangue freddo su alcune persone che cercano di ripararsi in un angolo.
In un altro video, rilanciato da Novaja Gazeta Europa, si vedono decine di persone accalcarsi verso l’uscita dell’edificio per sfuggire all’attacco, mentre intorno si riconoscono ben visibili decine di corpi raggiunti dai colpi d’arma da fuoco.
Secondo informazioni non confermate, 4 dei 5 assalitori sarebbero riusciti a scappare dopo la strage.
La Casa Bianca ha detto che i suoi «pensieri sono per le vittime del terribile attacco» e ha parlato di «immagini orribili, difficili da guardare».
Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, «non c’è alcun segno al momento del coinvolgimento dell’Ucraina o di ucraini nella sparatoria a Mosca».
Anche la presidenza ucraina ha negato qualsiasi coinvolgimento, così come hanno fatto le unità paramilitari russe inquadrate nelle forze di Kiev che nelle ultime settimane hanno rivendicato diversi tentativi di infiltrazione nelle regioni russe frontaliere di Belgorod e Kursk. Ad alzare però subito i toni ci ha pensato l’ex presidente e attuale il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, il falco Dmitry Medvedev: «Se fosse accertato che dietro ci sono terroristi del regime di Kiev, dovranno essere tutti trovati e uccisi senza pietà. Compresi i leader dello Stato che ha commesso tali atrocità», ha minacciato sul suo canale Telegram.
Un portavoce dell’Onu, citato dall’agenzia russa Ria Novosti, ha detto che il segretario generale Antonio Guterres è in lutto per la morte degli spettatori al Crocus City Hall. «Esprimo condanna verso ogni forma di terrorismo e vicinanza nei confronti delle famiglie delle vittime», ha invece scritto su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Lo scorso 7 marzo l’ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali. L’allarme era stato lanciato dopo che, il giorno prima, i servizi di sicurezza interni (Fsb) avevano detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale.
L’intelligence russa aveva precisato che l’attentato era stato pianificato da una cellula del Wilayat Khorasan, la branca afghana dell’Isis, apparsa per la prima volta nel 2014, che si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca vari Paesi asiatici, tra cui l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iran ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan.

 

 

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