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Coronavirus in Sicilia, Musumeci: "Servono più soldati, da Roma non arriva nulla per gli ospedali"

Il presidente della Regione Nello Musumeci

«Le misure di sicurezza nell’accesso alla Sicilia sono state, almeno fino a qualche giorno fa, carenti e lacunose. Siamo in guerra e dobbiamo comportarci con la massima sicurezza. I controlli nei porti e negli aeroporti non sono stati assolutamente sufficienti. La Sicilia ha bisogno di avere i militari in gran numero. Ho chiesto l’esercito e mi hanno dato solo duecento soldati, ma serve una mobilitazione generale».

Così il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, intervenuto in diretta telefonica al programma Pomeriggio 5, per fare il punto della situazione nel Comune di Villafrati, in provincia di Palermo, attualmente zona rossa per via dell’elevato numero di contagi in particolare in una casa di riposo.

«Si possono adottare tutti i decreti che si vogliono ma se non ci sono forze a sufficienza per farle rispettare è del tutto inutile - ha proseguito - intanto, temiamo che prossimi giorni possa arrivare un’ondata di contagi e rischiamo di combattere la guerra con le fionde. Continuo a chiedere materiale per i nostri ospedali già a aperti e per quelli da aprire - ha concluso - ma da Roma non arriva nulla».

«Noi abbiamo immaginato un picco di 7mila contagiati - ha proseguito Musumeci - quindi il massimo che si possa immaginare in una condizione di dilagante epidemia con 2.800 posti letto per gli ospedalizzati, cioè positivi che non avranno bisogno di andare in terapia intensiva, e con 600 posti di rianimazione (oggi ne abbiamo ricoverati 68). Ma qualunque sforzo previsionale di programmazione per un Piano di contrasto publico e privato già attivato è vano se combattiamo una guerra con le fionde. Io continuo a chiedere materiale per poter attrezzare i nostri ospedali aperti e quelli da aprire, ma da Roma non rispondono. Se lo Stato non è presente in periferia anche attraverso queste iniziative la gente perde la fiducia».

Da domani saranno complessivamente venti i laboratori siciliani destinati all’emergenza Coronavirus. Lo rende noto la Presidenza della Regione siciliana, sottolineando in una nota che ai dodici già operativi in tutto il territorio regionale se ne aggiungono, infatti, altri otto (pubblici e privati) che saranno chiamati a effettuare le analisi sui tamponi. Quelli privati sono stati selezionati da una commissione sulla base dell’avviso pubblico dell’assessorato regionale della Salute e rispondono ai criteri previsti dalle disposizioni dell’Istituto superiore di sanità. Altre strutture sono in corso di autorizzazione. Tra i 'nuovì laboratori pubblici quelli dell’Istituto zooprofilattico a Palermo e dell’ospedale San Giovanni di Dio ad Agrigento. Ma, nel capoluogo, ci sono anche l’Ismett e il Buccheri La Ferla. Altre strutture autorizzate sono state individuate in provincia di Catania e Siracusa.

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