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Fumata bianca, Gaetano Galvagno è il presidente più giovane della storia dell'Ars

È Gaetano Galvagno, deputato di Fratelli d’Italia, il nuovo presidente dell’Assemblea regionale siciliana eletto oggi alla seconda votazione. Succede al leader siciliano di Forza Italia, Gianfranco Miccichè. L’elezione è stata accolta con una ovazione a Sala d’Ercole.

Chi è il nuovo presidente

È il presidente dell’Assemblea regionale siciliana più giovane della storia: Gaetano Galvagno, 37 anni, è stato eletto con 43 preferenze, sette in più del quorum necessario (36 voti). Galvagno è alla seconda legislatura. Originario di Paternò e laureato in Economia, Galvagno nella precedente legislatura è stato deputato segretario, vicepresidente della commissione Bilancio all’Ars e componente dell’Antimafia. È stato tra i primi ad aderire al progetto di Giorgia Meloni e nelle liste di FdI è stato eletto poco più che trentenne all’Ars nel 2017. Uomo di territorio della destra giovanile, dopo gli anni del movimento universitario, Galvagno è diventato un punto di riferimento per le realtà catanese che lo ha premiato alle regionali del 25 settembre scorso con oltre 14 mila preferenze. È molto vicino al presidente del Senato, Ignazio La Russa.

Seconda votazione, i deputati Pd segnano nella sheda il proprio nome

È  in corso la seconda chiama a sala d’Ercole per l’elezione del presidente dell’Ars, nella prima votazione non è stato raggiunto il quorum. Sarà eletto chi otterrà almeno 36 voti.  M5s e i due gruppi di De Luca scheda bianca, gli undici deputati del Pd segneranno nella scheda ognuno il proprio nome: è la linea concordata dai gruppi di opposizione per la seconda votazione per l’elezione del presidente dell’Ars.  Intanto, dalla buvette sono partiti bicchieri e bottiglie per il brindisi: destinazione Torre Pisana, l’ufficio della più alta carica istituzionale dell’Assemblea regionale.

Prima votazione nulla

Prima chiama nulla. Niente quorum alla prima votazione per l’elezione del presidente dell’Assemblea siciliana. Solo 34 votanti su 70 parlamentari, il quorum è a 36. Il presidente provvisorio, Pippo Laccoto, ha quindi sospeso la seduta parlamentare per quindici minuti. Intanto Gianfranco Micciché tuona:  «La maggioranza sta facendo una sua proposta ma io non mi sento più di fare parte della maggioranza, mi sento libero di decidere volta per volta».  Proprio mentre Miccichè stava facendo riferimento all’elezione del presidente dell’Assemblea, si è avvicinato a lui Gaetano Galvagno, deputato di Fratelli d’Italia, candidato alla presidenza indicato dalla maggioranza. Micciché ha abbracciato Galvagno e ha detto ai giornalisti: «Lui è un mio vero amico, ma alle prime due votazioni non lo voterò, se alla terza gli servirà il mio voto glielo darò». Infine ai giornalisti che gli hanno chiesto a quale votazione secondo lui si eleggerà il presidente, Micciché ha risposto «Se ad essere incazzato sono solo io si eleggerà alla seconda, altrimenti alla terza».

Per diventare presidente a Gaetano Galvagno alla prima chiama servivano 46 voti, sulla carta una soglia inarrivabile per il centrodestra che conta fra i suoi scranni 40 deputati. Tanto più perché il Pd non ha ritirato la scheda, una mossa dettata dalla volontà di non prestarsi in questa prima fase a manovre e alibi per eventuali spaccature del centrodestra. La stessa mossa è stata fatta dai grillini.

Il timore dei franchi tiratori

Il clima nella maggioranza è tesissimo, reso ancora più complicato da indiscrezioni che si susseguono sulle scelte di Fratelli d’Italia per la giunta. Le indiscrezioni danno per possibili colpi di scena: Ruggero Razza o la moglie Elena Pagana dentro insieme al palermitano Francesco Scarpinato al posto (probabilmente) di Giorgio Assenza e Giusy Savarino. Indiscrezioni che Schifani ha smentito ma che stanno mettendo in fibrillazione la maggioranza. Fibrillazione alimentate anche da Miccichè, che sta apertamente contestando alcune scelte di Schifani.

È iniziata così una giornata che si annuncia lunghissima. Complice l’incertezza sul ruolo dei franchi tiratori che potrebbero indebolire il candidato favorito, Gaetano Galvagno. Uomo di Ignazio La Russa. L’incertezza è legata proprio alle mosse di Gianfranco Miccichè, che finora non ha apprezzato la linea della maggioranza e le scelte sulla giunta che sono filtrate da Palazzo d’Orleans.

Non sono in pochi nell’opposizione a prevedere che l’ex presidente dell’Ars possa provare a sfruttare l’appoggio di pezzi di Pd e grillini, e della lista civica Sud chiama Nord, per spaccare la maggioranza e tentare la rielezione.

Lo scambio di battute tra Schifani e Miccichè

Prima della seduta c'è stato un breve incontro tra il presidente della Regione Renato Schifani e Miccichè, nella sala della Preghiera a pochi minuti dall’inizio della seduta. Davanti ai cronisti, Miccichè ha detto: «Incontro dovuto». E ha aggiunto ironico guardando Schifani: «Diciamo ai giornalisti che non abbiamo nessun accordo». Miccichè ha poi incontrato anche Galvagno.

Il centrodestra però si dice sicuro di centrare l’elezione di Galvagno alla seconda votazione, quando basteranno 36 voti. Alla prima invece ne serviranno 46, difficili da mettere insieme.

Di questo si discute fra i corridoi dell’Ars insolitamente stracolmi. Molti deputati sono arrivati con famiglie al seguito, molti hanno sfilato nelle dorate stanze del Parlamento con bambini (anche piccolissimi). Tantissimi i conciliaboli fra i deputati, anche di schieramenti opposti. In ballo non c’è sola la presidenza dell’Ars ma anche le due vice presidenze (una delle quali andrà all’opposizione).

 

 

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