Una standing ovation ha salutato sia l’ingresso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Aula che il suo discorso, punteggiato da 55 applausi (anche da parte dell’opposizione: FdI si è «distinta» non battendo le mani solo in occasione di alcuni passaggi). Mattarella indica le linee guida del suo prossimo settennato: la Costituzione, il rapporto virtuoso tra cittadini e istituzioni, il rafforzamento della democrazia, la necessità di riforme a cominciare da quella della giustizia, l’ancora internazionale di una nuova Ue, di Nato e Onu, la lotta alle diseguaglianze e l’impegno per dare dignità a tutte le persone.
L'importanza della dignità
La parola chiave è «dignità». Che ripete per ben più di dieci volte. «Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita». Ma «dignità» è anche «opporsi al razzismo e all’antisemitismo» e «impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio». Per Mattarella «la nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti la dignità umana degli altri». E ancora: «È anzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani». Altra «dignità» su cui insiste il Capo dello Stato è quella per il «diritto allo studio», e non meno importante la «dignità» che «è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga». «Dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone», ma «dignità» è anche per le donne «non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità». Così come «dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti». Infine, «dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani» delle persone con disabilità», «dignità» è «un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere. Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente». Insomma, «la dignità come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile».
Il faro della Costituzione
Il Capo dello Stato ha ribadito quale è stato e quale sarà ancora il suo faro per il secondo mandato, al quale non pone limiti temporali: «Adempirò al mio dovere secondo i principi e le norme della Costituzione», «la lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno a essere il punto di riferimento della mia azione». Ma tutti dovranno fare la loro parte, assumersi la responsabilità di far ripartire il Paese. A partire dalle istituzioni, da cui i cittadini «si attendono garanzia di diritti, rassicurazione, sostegno e risposte concrete al loro disagio». Tutte attese che «sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni» che avrebbero potuto «mettere a rischio» il rilancio del Paese.
Costruire il dopo-emergenza
«Dobbiamo costruire, insieme, l’Italia del futuro, un Paese che deve uscire dalla pandemia per dare risposte alle attese dei cittadini, un Paese più giusto, più equo che garantisca e restituisca dignità a ciascuno»: Sergio Mattarella pronuncia, applauditissimo, il suo secondo discorso di insediamento e spiega brevemente il motivo per cui ha accettato un bis dopo una «chiamata inattesa alla responsabilità», dopo aver ringraziato il Parlamento e il governo Draghi. Il presidente della Repubblica non manca di sottolineare «i giorni travagliati della scorsa settimana». E nasce proprio da qui «la ragione del mio sì e sarà al centro del mio impegno di Presidente della nostra Repubblica nell’assolvimento di questo nuovo mandato». Per Mattarella sono ancora presenti diverse urgenze, «sanitaria, economica e sociale», che «ci interpellano. Non possiamo permetterci ritardi, né incertezze», avverte. «La lotta contro il virus non è conclusa, la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi ma non ci sono consentite disattenzioni. È di piena evidenza come la ripresa di ogni attività sia legata alla diffusione dei vaccini che aiutano a proteggere noi stessi e gli altri. Questo impegno si unisce a quello per la ripresa, per la costruzione del nostro futuro. L’Italia è un grande Paese», scandisce. E mette in guardia sulle «nuove difficoltà», tra cui l’aumento dei prezzi. «Dobbiamo disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l’Italia del dopo emergenza. È ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte l’Italia, ben oltre le difficoltà del momento. Un’Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano. Un Paese che cresca in unità», è un altro passaggio scandito dal Capo dello Stato.
Il monito a Usa e Russia
Mattarella guarda anche oltre i confini italiani e avverte: «Non possiamo accettare che ora, senza neppure il pretesto della competizione tra sistemi politici ed economici differenti, si alzi nuovamente il vento dello scontro». Per il presidente della Repubblica «le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi».
La riforma della giustizia
Poi le riforme, che Mattarella non indica se non quella della giustizia, necessaria affinché i cittadini riacquistino la necessaria fiducia. E ribadisce il «ruolo cruciale del Parlamento», che deve essere messo nelle condizioni di esaminare con i giusti tempi i provvedimenti, tornando a sottolineare la necessaria «tempestività» delle scelte. Ruolo centrale anche quello riconosciuto ai partiti, che devono aprirsi ai cittadini che, altrimenti, si sentono «indifesi».
I riconoscimenti
Diverse le citazioni e i riconoscimenti: innanzitutto l’esempio e la gratitudine verso i medici, le forze dell’ordine, i sindaci - uno dei passaggi più applauditi - e poi le Forze armate e il Corpo diplomatico. Papa Francesco, Monica Vitti e David Sassoli, «uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo». «“Auguri alla nostra speranza” sono state le sue ultime parole in pubblico. Aveva appena detto: “La speranza siamo noi”. Ecco, noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica», ha concluso Mattarella.
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