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Ermini: «Da Mattarella una fortissima spinta alla riforma del Csm»

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Giustizia Marta Cartabia

Applausi e standing ovation hanno sottolineato in Aula a Montecitorio i passaggi sulla giustizia dell’intervento di Sergio Mattarella, a partire dalla necessità di un profondo processo riformatore, che investa anche il Csm, chiamato a superare le logiche di appartenenza. Ed anche dal mondo della giustizia arriva un coro di sì alle parole pronunciate dal riconfermato capo dello Stato.

Intanto, il governo è intenzionato a chiudere a breve sulla riforma del Csm, almeno questo è l’orientamento maturato in un incontro tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Giustizia Marta Cartabia. Ancora non si sa la data precisa in cui il Consiglio dei ministri ne discuterà, ma non è escluso che potrebbe trattarsi della prossima settimana. L’unica certezza è che la riforma, il cui testo è già pronto da dicembre e che Cartabia avrebbe voluto fosse discusso prima di Natale, dovrà passare, prima di approdare in Consiglio dei ministri, dalla cabina di regia. Un percorso su cui pesa l’incognita dei referendum sulla giustizia promossi dalla Lega e dai Radicali. Il nodo sarà sciolto il 15 febbraio, quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sull'ammissibilità dei quesiti.

Dal capo dello Stato arriva «una spinta fortissima affinché il Parlamento approvi finalmente e velocemente la riforma del Consiglio superiore», commenta il vicepresidente del Csm, David Ermini, convinto che la riforma sia «urgente, indispensabile e indifferibile». E se è vero che Mattarella «ha giustamente denunciato le distorsioni e degenerazioni che hanno incrinato il rapporto di fiducia con i cittadini sottolineando la necessità di superare le logiche di appartenenza», ha anche «ricordato che autonomia e indipendenza della magistratura sono principi costituzionali preziosi e basilari».

«I moniti del Presidente vedono già i magistrati tutti pronti a proseguirne l’attuazione in condivisione piena della centralità della Costituzione, che deve essere il faro e l'orientamento sia per i magistrati nell’esercizio quotidiano del rendere giustizia che del legislatore nel dare rapido corso alle necessarie riforme», assicura il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia.

Mentre Giandomenico Caiazza, leader dei penalisti, chiede a Governo e Parlamento di ascoltare Mattarella, soprattutto con riferimento al passaggio in cui «ha sollecitato magistratura ed avvocatura a rendersi protagoniste della riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm». «È quello che chiediamo da tempo, visto che siamo stati fino ad oggi esclusi da ogni confronto», dice, raccontando di essere stato colpito invece in modo negativo dalla «freddezza» con cui il Parlamento ha accolto le parole sul sovraffollamento delle carceri.

Dal governo si fa sentire il sottosegretario alla Giustizia Francesco Sisto. «Il recupero della piena autonomia e indipendenza dei giudici, nonché della loro autorevolezza, è stato e deve continuare ad essere il faro della nostra azione - sottolinea - unitamente all’assoluta necessità di recuperare un rapporto di piena fiducia tra la giustizia e i cittadini».

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