«Solo i miei pensieri: cosa provo? Sembra come se mi fossi ritrovato in un reality show infernale, dove noi siamo i militari, combattiamo per le nostre vite, tentiamo ogni possibilità per salvarci, e il mondo intero sta solo a guardare una storia interessante. Queste sceneggiature sono utilizzate in film e serie tv. L’unica differenza è che questo non è un film e non siamo personaggi di fantasia. Questa è la vita reale. Dolore, sofferenza, fame, tormento, lacrime, paura, morte - tutto reale!». È affidato a un lungo e accorato post su Facebook l’ultimo appello di Serhiy Volyna, comandante della 36/ma brigata dei marines dell’esercito ucraino asserragliati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Lo sguardo spiritato in un autoscatto in bianco e nero che accompagna il messaggio, il maggiore già diventato famoso sui social nelle scorse settimane per i resoconti del dramma dai sotterranei della fabbrica-bunker ora chiede al mondo di fare in fretta.
«Poteri superiori, stiamo aspettando il risultato delle vostre azioni... il tempo stringe e il tempo è la nostra vita!», avverte il comandante Volyna, dopo che è stata completata l'evacuazione dei civili intrappolati nelle 'catacombè di Azovstal. Tra l’assalto delle truppe russe e gli ultimi difensori ucraini di Mariupol - i suoi soldati e quelli del reggimento Azov - sembrano non esserci più ostacoli. Le parole del maggiore sono disperate ma anche indignate. "Cosa mi sorprende? Il cinismo!!! Il cinismo umano non ha limiti!!! Ci sono regole generalmente accettate, sono le stesse per tutti, certificate da un mucchio di leggi, firme e sigilli, ma non funzionano! Allora a che servono?», è la sua accusa di fronte all’incubo dei combattenti che, ricorda, anche oggi hanno rifiutato la resa, alzando bandiera bianca solo tatticamente per permettere l’uscita dei civili. Una richiesta d’aiuto che si conclude con la parola d’ordine di sempre della battaglia: "Gloria all’Ucraina!».
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