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Il traghetto in fiamme a Corfù: si teme un maxi sversamento di carburante, 12 dispersi

Si continua a operare in mare aperto attorno al relitto della Euroferry Olympia per cercare superstiti, per scongiurare il rischio di inquinamento e per spegnere gli ultimi focolai sul traghetto andato a fuoco venerdì notte tra la Grecia e l’Italia, poche miglia a nord dell’isola di Corfù. Ma col trascorrere delle ore si riducono le speranze di trovare in vita i passeggeri che ancora mancano all’appello. Sono 12 le persone (tre cittadini greci, sette bulgari, un lituano e un turco) che erano tra le 290 censite nelle liste di imbarco, ma che non sono tra quelle salvate dal rogo della nave. I superstiti, inclusi gli italiani (43 del personale di bordo e 21 passeggeri), sono ancora tutti a Corfù dove sono stati portati ieri dai soccorritori.

Nei serbatoi 800 metri cubi di carburante e merci pericolose

L’allerta nella zona dell’incidente resta alta: il traghetto della Grimaldi Lines che era partito giovedì sera da Igoumenitsa diretto a Brindisi è circondato dai rimorchiatori ma resta alla deriva e si teme che possa affondare. Nei serbatoi della Olympia risultano esserci almeno 800 metri cubi di carburante e 23 tonnellate di merci pericolose. L’allarme sul rischio di inquinamento è arrivato oggi dalla guardia costiera italiana che, sorvolando la zona del naufragio con un velivolo Atr, ha notato uno sversamento in mare. Il ministero della Transizione ecologica ha messo quindi a disposizione della autorità greche un mezzo della Società del servizio nazionale antinquinamento, lo ‘Ievoli whitè, che si trova attualmente a Bari e che è pronto ad essere impiegato qualora se ne dovesse ravvisare la necessità. Nell’area dell’incidente è già arrivata la nave Diciotti della Guardia Costiera, dotata di dispositivi anti inquinamento, che ha a bordo un team di esperti composto da un tecnico dell’Ispra e due ufficiali del reparto ambientale marino.
La pancia della nave è ancora incandescente, le temperature hanno raggiunto i 600 gradi, il che oltre a complicare le operazioni di spegnimento, alimenta l’angoscia sui dispersi. Non si può escludere che qualcuno sia intrappolato all’interno, ma è ancora impossibile fare ingresso nelle stive per le verifiche, gli accertamenti tecnici e la conta dei danni.

Sono 279 i naufraghi portati in salvo

Chi ha coordinato i soccorsi in Grecia ha spiegato che subito, già ieri mattina, era stato perlustrato lo specchio di mare attorno alla nave per escludere che qualcuno potesse essere caduto nelle acque gelide, ma fortunatamente calme. Sulla terraferma, nell’isola greca di Corfù dove sono stati condotti dalla guardia di finanza italiana e dalle autorità elleniche 279 naufraghi (di cui due non risultavano inclusi negli elenchi dei passeggeri), il giorno successivo al disastro è stato dedicato alle indagini sulle cause ed eventuali responsabilità del rogo. L’ipotesi è che le fiamme siano partite dalla stiva, nel garage 3, forse da un mezzo parcheggiato. Se ne occupa la magistratura ellenica che ipotizza al momento i reati di naufragio e attentato alla sicurezza dei trasporti e che ha delegato accertamenti all’Autorità portuale centrale a cui ha chiesto di individuare l’innesco delle fiamme, non appena sarà possibile. Saranno ascoltati i sopravvissuti e i testimoni, alcuni pescatori che si trovavano nelle vicinanze e che potrebbero aver visto qualcosa di rilevante. Anche il comandante e due membri dell’equipaggio sono stati a lungo ascoltati dall’autorità giudiziaria.

Ritarda il rientro degli italiani

Riguardo al rientro in Italia dei naufraghi, il traghetto Florencia, che secondo le indicazioni della società Grimaldi Lines, armatrice anche dell’Olympia, avrebbe dovuto riportarne una sessantina a Brindisi, è arrivato stamattina al molo di Costa Morena ma nessuno di loro è sbarcato.

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