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La riforma delle Province, l'opposizione invoca le dimissioni di Schifani: delusione e sconcerto tra le forze di governo

Le reazioni dopo la bocciatura del disegno di legge

«Il presidente Renato Schifani prenda atto della sconfitta e dell’implosione della sua maggioranza che ha votato contro la riforma delle Province a firma proprio del governatore e si dimetta». Così molti parlamentari dell’opposizione che stanno intervenendo all’Ars - tra cui Cateno De Luca di Sud chiama Nord, Antonio De Luca e Nuccio di Paola del M5s, Mario Giambona del Pd - dopo la bocciatura della riforma delle province.

«Il parlamento regionale ha sfiduciato palesemente per la seconda volta il presidente Schifani presente in aula. La prima volta con il disegno di legge che salvava gli ineleggibili, ed oggi con l’altro suo cavallo di battaglia ovvero la restaurazione delle province regionali e delle relative poltrone. Se fossi il presidente Schifani trarrei le dovute considerazioni da questa ennesima bocciatura. La maggioranza di destra non esiste più e non rappresenta i siciliani».

A dichiararlo è il deputato regionale e coordinatore del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, a commento della seduta dell’Ars, dove il governo regionale e la sua maggioranza sono andati sotto, numericamente, con il voto segreto sull'articolo 1 del ddl sulle province. «Con questa sonora bocciatura - aggiunge Di Paola - ribadiamo la nostra posizione contraria a questo ddl province. Evitiamo di creare storture normative che danneggiano i siciliani. Abbiamo chiesto il ritiro del disegno di legge ma Schifani non ha voluto darci ascolto, ecco perché abbiamo chiesto il voto segreto. Ci sono ben altre emergenze di cui dobbiamo occuparci come rappresentanti dei siciliani: dalla viabilità all’agricoltura, da quella della sanità alla crisi di liquidità delle famiglie. I siciliani non possono più aspettare e non sanno cosa farsene della moltiplicazione delle poltrone», conclude Di Paola.

Per Cateno De Luca «la bocciatura del disegno di legge sul voto diretto nelle Province in Sicilia rappresenta l’ennesima sconfitta, per il governo di Renato Schifani, nel giro di pochi giorni». «L'Assemblea, con il voto segreto richiesto dal nostro gruppo e che ha visto 25 favorevoli e 40 contrari, al mantenimento dell’art. 1 della norma, ha bocciato la norma sulla elezione diretta per le province mettendo in evidenza una maggioranza che è andata sotto. Avevamo invitato il presidente Schifani - ha aggiunto - a un confronto costruttivo su un anno di attività, ma purtroppo la sua presenza oggi sembra essere stata ancora una volta sfortunata per la sua stessa maggioranza. Lo avevamo detto all’inizio dei lavori che la sua presenza Presidente non avrebbe portato bene. È evidente che l’atteggiamento intimidatorio del presidente Schifani non ha sortito gli effetti sperati. La sua presenza in aula sembra aver contribuito alla disgregazione della sua stessa maggioranza. È giunto il momento di voltare pagina e di scegliere un presidente degno di questo nome. Alla luce di quanto è successo il presidente Schifani non può che dimettersi. C'è di mezzo credibilità della Sicilia. D’altronde lui stesso aveva affermato entrando in aula che si sarebbe dimesso in caso di voto negativo, sia coerente e si dimetta».

«Ad una settimana dal tonfo sul ddl salva ineleggibili il centrodestra si sgretola nuovamente sulla riforma delle Province. L’immagine del governo che fugge dall’aula subito dopo il ko è la rappresentazione plastica di una maggioranza totalmente allo sbando». Dice Michele Catanzaro capogruppo Pd all’Ars.

«Il voto di oggi all’Ars era una morte annunciata. Adesso bisogna pensare alle elezioni di secondo livello nelle Province. La maggioranza è rimasta vittima delle sue stesse forzature», è il commento del deputato del Pd all’Assemblea regionale siciliana, Nello Dipasquale, intervenendo a Sala d’Ercole dopo il voto sul ddl Province. Dipasquale ha poi aggiunto una considerazione sul voto segreto: «Uno strumento di democrazia che difenderemo».

Ad intervenire, però, non è solo l'opposizione. Per Totò Cuffaro, segretario nazionale della Dc «suscita grande sconcerto il voto dell’Assemblea Regionale che, nei fatti, blocca il percorso del disegno di legge per l’elezione diretta degli organi di province e città metropolitane». «Di fronte a partiti di maggioranza compattamente schierati per raggiungere l’importante obiettivo, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, abbiamo registrato, incredibilmente, scelte di segno opposto di diversi deputati della stessa maggioranza. Con la complicità del voto segreto - continua Cuffaro - qualcuno è stato, evidentemente, guidato da ben altri intendimenti e, probabilmente, preoccupato dalla possibilità di restituire ai cittadini la parola sul governo degli enti di area vasta. Sarebbe stato opportuno che chi non voleva il ritorno delle Province lo dicesse per tempo, evitando la vergogna a cui abbiamo assistito oggi. Chi ha votato contro non ha tenuto conto dello stato indecoroso di scuole, strade provinciali dissestate e divenute, a causa dei rifiuti, discariche a cielo aperto, anteponendo l’interesse proprio a quello dell’intera comunità».

Giorgio Assenza, capogruppo all’Ars di Fratelli d’Italia, è «rammaricato per l'esito del voto. Quella scritta qui all’Ars con la bocciatura del disegno di legge sulle Province non è una bella pagina. Nonostante le mie perplessità sul rischio di un’impugnativa dei comizi elettorali da parte di qualsiasi elettore davanti al Tar, sono infatti rammaricato per l’esito di questo voto poiché condivido la necessità di ridare la parola ai cittadini in un organismo così importante». «Dobbiamo riflettere - aggiunge - seriamente sull'opportunità di mantenere nel regolamento dell’Ars il voto segreto su tutte le materie. Mi assumo l’impegno di proporre una norma che modifichi questa assurdità e vergogna, in modo da riservare il voto segreto solo a specifici argomenti e nelle valutazioni sulle persone. Considerando che a livello nazionale la reintroduzione del voto diretto per le Province è attesa nel 2025, ritengo che intanto in Sicilia debba cessare l’era decennale dei commissariamenti, facendo ricorso in questa fase almeno all’elezione di secondo livello. Infine sono del tutto contrario all’accanimento manifestato qui in aula contro il presidente Renato Schifani, il quale coraggiosamente ha sollecitato i partiti della maggioranza a fare quadrato su questa riforma per adempiere a uno dei punti programmatici del governo regionale. Purtroppo così non è stato, ma ciò non giustifica di certo atteggiamenti arroganti nei suoi confronti».

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