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I concorsi per 1.170 posti alla Regione Siciliana, il Cobas-Codir ricorre al Tar: chiesto l'annullamento

Per il sindacato «appare necessario tutelare le legittime aspettative di progressione di carriera del personale dipendente». L'amministrazione, secondo il Cobas-Codir, «non ha preventivamente verificato la possibilità di coprire i vuoti di organico anche tramite figure professionali già presenti»

Palazzo d'Orleans, sede della Presidenza della Regione Siciliana

Rischia di arenarsi il concorsone per 1.170 posti alla Regione. Il Cobas-Codir ha presentato un ricorso al Tar Sicilia, chiedendo l'annullamento dei bandi di concorso pubblicati dalla Regione Siciliana nel dicembre 2021 e rettificati nel gennaio 2022

«Appare necessario tutelare le legittime aspettative di progressione di carriera del personale dipendente della Regione Siciliana e, al contempo, consentire il necessario ricambio generazionale all'interno dell'amministrazione aprendo i pubblici concorsi a nuove leve, ma nel rispetto delle normative vigenti e nel rispetto di tutti i lavoratori», scrive in una nota la segreteria regionale del sindacato, maggiormente rappresentativo dei dipendenti regionali, «visto il mancato riscontro, ad oggi, alle richieste formulate in sede sindacale».

La notizia rappresenta una doccia fredda per i quasi 200 mila candidati (194.077 le domande presentate alla scadenza dei termini) che aspirano a uno dei 1.170 posti di lavoro a tempo indeterminato messi a bando dalla Regione. «Il governo regionale - afferma il Cobas-Codir - fino ad oggi ha ritenuto di mortificare i propri dipendenti – che da oltre vent'anni non vengono interessati da alcuna progressione di carriera e possibilità di crescita professionale – bandendo dei concorsi illegittimi in quanto, contrariamente a quanto previsto dalla legge, non ha preventivamente verificato la possibilità di coprire i vuoti di organico anche tramite figure professionali già presenti nei propri ruoli».

A livello nazionale, spiega il sindacato, «tutte le normative succedutesi negli ultimi anni hanno previsto sempre che le coperture dei vuoti di organico dovessero essere effettuate su un duplice binario: la progressione di carriera dei dipendenti – con modalità e percentuali fissati per legge - e l'assunzione di nuovo personale per la restante parte. Tali normative rispondono anche all'esigenza di contenere la spesa pubblica risultando evidente che una nuova assunzione comporta maggiori costi, sia retributivi che formativi, rispetto alla promozione di un dipendente in possesso della professionalità richiesta e già inserito nella macchina amministrativa».

Per queste ragioni «il Cobas-Codir - prosegue la nota - ha chiesto oggi al Tribunale Amministrativo della Sicilia di annullare i bandi di concorso, con l'auspicio, ovviamente, di poter in qualsiasi momento ritirare il ricorso presentato laddove finalmente il Governo della Regione Siciliana dovesse dimostrare - con atti concreti - di condividere le legittime aspettative dei lavoratori e adeguare il proprio operato alla legge in vigore. Tale percorso a tal punto non può che avvenire sul tavolo sindacale dove l’esecutivo deve appostare le dovute risorse per potere effettuare una riclassificazione di tutto il personale su un nuovo sistema classificatorio che produca efficacia ed efficienza della macchina amministrativa e il riconoscimento del lavoro svolto da tutto il personale».

A tal fine, conclude il Cobas-Codir, «è necessario che il governo regionale, partendo dalla specificità tutta siciliana che vede quasi tutto il personale svolgere mansioni diverse da quelle contrattualizzate, provveda a rinegoziare con il governo centrale il vincolo dello 0,55 della massa salariale equivalente a poco più di 2 milioni di euro destinabile alle riforme del personale».

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