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Regione Siciliana, il concorsone da salvare: stanziati 5 milioni per riclassificare i dipendenti

Predisposta anche una prima direttiva per lo smart working, che si proietti al di là dell’emergenza legata alla pandemia

L'assessore regionale Marco Zambuto

La giunta della Regione Siciliana riscrive le direttive all’Aran per il rinnovo del contratto dei 12.731 funzionari ancora in servizio al 31 dicembre 2018. E dietro un atto ampiamente annunciato cela due mosse che provano a disinnescare le mine accese sotto il maxi concorso da 1.100 posti nei Centri per l’impiego.

Nell’atto fatto approvare dall’assessore regionale al Personale, Marco Zambuto, c’è infatti lo stanziamento aggiuntivo di 5 milioni per «l’incremento dei trattamenti accessori» e per la riclassificazione dei dipendenti. E c’è pure una prima, embrionale, direttiva per prevedere lo smart working al di là dell’emergenza legata alla pandemia. Così Zambuto spera di stoppare i ricorsi contro i bandi che i Cobas ma anche il Siad-Csa-Ciasl hanno presentato proprio perché questi non prevedono riserve per i dipendenti di ruolo che vogliono tentare la via del concorso per accedere alle qualifiche più elevate.

Ora con la direttiva spedita al capo dell’Aran, Accursio Gallo, l’assessore Zambuto indica che la riclassificazione, cioè il cambio di mansioni con relativo aumento di stipendio va contrattata prevedendo che non si tenga più conto solo dei titoli ma anche del ruolo effettivo svolto finora dai dipendenti. Una mano tesa agli attuali funzionari che in gran parte già svolgono mansioni superiori a quelle previste dall’attuale inquadramento: «Si rende necessario procedere alla riscrittura dei profili professionali in relazione alle esigenze della pubblica amministrazione e alle professionalità acquisite dai dipendenti» si legge nell’atto approvato dalla giunta. E ancora, Zambuto precisa che bisogna «valorizzare l’esperienza e la competenza professionale maturata sul campo da chi ha svolto anni di attività amministrativa producendo buoni risultati. Non si può pensare a una indistinta valutazione dei titoli senza che questi siano correlati alle funzioni da espletare».

Il punto è però che le norme nazionali impediscono salti in avanti generalizzati e senza una prova selettiva. Dunque è su questo che maturerà la trattativa che ora l’Aran, l’agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego, ha il mandato di avviare con i sindacati.

Un passaggio riguarderà anche il lavoro agile. Zambuto ha dettato direttive per prevedere che «dovranno essere disciplinati gli aspetti del rapporto di lavoro, delle relazioni sindacali e dei diritti sindacali che richiedono adattamenti rispetto alla disciplina del lavoro in presenza». Infine «il lavoro agile deve essere inquadrato come una delle possibili modalità di effettuazione della prestazione, in alternanza con il lavoro in presenza e in mansioni e processi di lavoro in cui sussistano i necessari requisiti organizzativi e tecnologici». È una breccia nel sistema tradizionale del lavoro alla regione anche se alla fine delle direttive Zambuto precisa che lo smart working resta una opzione residuale: «Tale modalità non può costituire un diritto soggettivo da parte del dipendente».

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