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Corsa al Colle, Meloni: «Ora un patriota, Berlusconi ha difeso gli interessi nazionali»

President of Forza Italia party Silvio Berlusconi (L) with President of Fratelli d?Italia party, Giorgia Meloni, in occasion of the press conference for the centre-right coalition candidate for the Precidency of Umbria Region, Donatella Tesei, in Perugia, Italy, 17 October 2019.ANSA/MATTEO CROCCHIONI

Zero compromessi, per evitare i soliti inciuci manovrati da una parte politica, e sì al confronto largo con tutti, che va comunque tentato. Giorgia Meloni pianta i paletti entro i quali giocare la partita del Quirinale. E manda così un segnale ai partiti, tutti accolti nella sua Atreju, la manifestazione di Fratelli d’Italia che ha chiuso i battenti a Roma sfidando gelo e covid. Inequivocabile la leader di destra quando dal palco urla: «La pacchia è finita, non accetteremo compromessi». Non specifica ma implicitamente allude all’ipotesi di accordi con il centrosinistra, abituato a pilotare le elezioni del presidente della Repubblica perché gli «basta questo per restare in sella» dice rivolgendosi a Pd e M5s.

Apertura alla proposta di Salvini per sedersi a un tavolo

Meloni invece apre alla proposta di Matteo Salvini di sentire tutti i segretari di partito - che chiamerà da domani, come ha annunciato ieri il leghista - per sedersi attorno a un tavolo e parlare del Colle. Meloni la definisce «una buona idea» a parte un pò di scetticismo: «Non so quanta convergenza si possa trovare ma è un tentativo che va fatto». Un tavolo ben accetto anche dal Movimento 5 stelle e da Italia viva. Il vicepresidente dei pentastellati Riccardo Ricciardi rivendica in realtà la paternità dell’idea di un ampio coinvolgimento («da un mese che lo chiediamo») e garantisce: «Saremo presenti con lealtà e speriamo che tutti abbiano questo approccio». Anche per Ettore Rosato è «bene che Salvini assuma anche lui questa iniziativa» dopo che «lo ha detto più volte Renzi», sottolinea il presidente di Iv. E ammette: «Sarebbe alquanto paradossale se il successore di Mattarella fosse eletto da una platea più ristretta di quella che sostiene oggi Draghi».
In attesa di confronti concreti e in vista delle manovre di gennaio, Meloni aggiunge un tassello al profilo del prossimo capo dello Stato: «Vogliamo un patriota». Tradotto: «un presidente eletto per fare gli interessi nazionali e non del Pd».

Enrico Letta replica sui social pubblicando la foto di Pertini

Le replica laconicamente Enrico Letta che su Twitter pubblica la foto di Sandro Pertini con un messaggio quasi didascalico: «capo di Stato» e l’hashtag «patriota». Fuori dal linguaggio social, il riferimento è al presidente socialista che vanta ancora la più larga maggioranza della storia repubblicana per la sua elezione (832 voti su 995, pari all’82,3%).

«Berlusconi è assolutamente un patriota»

Intanto, sul patriottismo, per FdI, di certo Silvio Berlusconi supererebbe l’esame: «E’ assolutamente un patriota», gli riconosce la sua ex ministra, ricordando che «è stato mandato a casa dalle consorterie europee perché non firmava trattati poi firmati da Mario Monti, quindi ha difeso l’interesse nazionale». E rimarca che «non è un candidato di bandiera, è un nome che compatta il centrodestra». Agli antipodi i 5 Stelle: «Escludo categoricamente che possa essere la nostra candidatura ribadisce il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. Prematuro, invece, per FdI dire se Draghi è un patriota: «Non ho ancora elementi, ci sono dei dossier per me fondamentali per fare questa valutazione: Tim, autostrade, Borsa», si riserva Meloni. In ogni caso quel che conta è il ruolo «determinante» del centrodestra che ora ha i numeri per gestire la partita per un presidente eletto «per fare gli interessi nazionali, e non del Pd», incalza. La presidente di FdI lo dice e lo ripete più volte quasi a convincere o incoraggiare il resto degli alleati a non desistere dalla regia della scelta e soprattutto per restare uniti. «Bene parlare con tutti, però partendo da noi e dalla nostra compattezza, perché è fondamentale in questa fase più che mai».

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