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Quirinale, Berlusconi rinuncia alla candidatura e dice no a Draghi al Colle: «Resti a Palazzo Chigi»

Silvio Berlusconi rinuncia alla candidatura al Colle

Silvio Berlusconi rinuncia al sogno del Quirinale ma stoppa , almeno al momento, Mario Draghi perché resti a Palazzo Chigi. Sette giorni dopo la proposta del centrodestra, il Cavaliere scioglie la riserva e lo fa da convitato di pietra, rimanendo ad Arcore. ll politico più mediatico della seconda repubblica diserta il vertice tanto atteso - trasformato all’ultimo in una riunione via Zoom, per la prima volta - e annuncia il passo di lato con una nota letta dalla fidatissima Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia. «Ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare a indicare il mio nome per la presidenza della Repubblica», è il passaggio clou. Ma il grande Assente - non si collega e non appare né in video né in audio per tutto il giorno - non rinuncia a dettare la linea alla squadra: «Considero necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al Pnrr», sottolinea oltre a citare le riforme indispensabili su fisco, giustizia e burocrazia.

Il Cav: "Faremo una proposta condivisa del centrodestra"

Nella giornata del dietrofront, Berlusconi non perde il guizzo e traccia la posizione e il perimetro per tutta la coalizione. In primis, sull’ex governatore di Bankitalia di cui indirettamente frena ogni ambizione al colle più alto. Ma anche sulla partita stessa del Quirinale: «Faremo una proposta condivisa del centrodestra all’altezza in grado di avere il massimo consenso possibile», fa sapere. Lo segue Matteo Salvini che rilancia così agli avversari: «Il centrodestra avrà l’onore e la responsabilità di avanzare le sue proposte senza più veti dalla sinistra». Da alleato, il leghista rimarca la «scelta decisiva e fondamentale» fatta da Berlusconi che ha reso «un grande servizio all’Italia e al centrodestra». Glissa invece sulla sorte del premier, che non cita. Apprezza «il senso di responsabilità» del Cav pure Giorgia Meloni, ma fa un distinguo molto critico: «Fratelli d’Italia ha insistito affinché fosse chiaro che non auspica in alcun modo che la legislatura prosegua, come invece possono eventualmente ritenere le forze politiche della maggioranza». La presidente di FdI respinge il vecchio timore che non si torni al voto subito, se le due coalizioni trovassero un accordo su Draghi al Colle. Quindi specifica: «La questione di Mario Draghi al Quirinale, sulla quale non abbiamo espresso alcun giudizio, non è stata posta e sarebbe semmai problema che possono avere le forze che partecipano al suo governo».

Il racconto della giornata, tra rinvii e tensioni

Tensione che si è aggiunta a quella nata in mattinata. A far scattare la scintilla, la decisione di riunirsi tutti on line. Mai successo prima in un vertice così importante, slittato di giorno in giorno e a 48 ore dalla prima votazione per il Colle. Tutti collegati su Zoom dalle 16, si decide in mattinata. Ma all’ora di pranzo arriva il rinvio alle 18. A quel punto non solo i dubbi sulla riservatezza dell’assemblea on line (il più esplicito è Osvaldo Napoli di Coraggio Italia che chiede «Quante persone ascoltano?”), ma anche i sospetti. I più maliziosi osservano che il Cav sia uscito di scena da giorni. L’assenza più anomala è quella del 17 gennaio quando annunciò che sarebbe andato a Strasburgo per la commemorazione di David Sassoli, ma poi annullò tutto. Altri ancora vociferano di un recente giorno di controlli medici al San Raffaele di Milano. Ufficialmente il rinvio è dovuto al precedente confronto previsto tra Berlusconi e i suoi ministri alle 16.30. Anche lì nasce il giallo sul suo collegamento video. Poi ufficialmente negato. Così fino allo sconcerto e irritazione espressi da Coraggio italia, che non ha gradito i ritardi sul confronto, la modalità scelta e le indiscrezioni uscite nel frattempo. «Sembra una gestione privata, come se si decidesse sulla bocciofila e non sul prossimo capo dello Stato», denunciano.

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