Nella lotta al coronavirus potrebbe ora aprirsi una nuova fase. Il rigore spesso chiesto e cercato tra i colleghi ministri da Roberto Speranza ora potrebbe trovare il favore di Mario Draghi. E si allarga il fronte dei rigoristi che chiedono al governo di intervenire con misure dure. A cominciare dal Comitato tecnico scientifico secondo cui per "contenere e rallentare" la diffusione delle varianti del Covid, "in analogia con le strategie adottate negli altri paesi europei", è necessaria una "rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento delle misure di mitigazione del rischio sia in ambito nazionale che in specifici ambiti locali, evitando ulteriori misure di rilascio".
Gli esperti del Cts hanno dato questa indicazione venerdì scorso al termine della riunione in cui hanno analizzato gli ultimi dati epidemiologici e preso atto dello studio dell'Istituto superiore di sanità sulla diffusione delle varianti del virus in Italia.
"L'incidenza dell'epidemia - hanno scritto nel verbale al termine della riunione i tecnici e gli scienziati - risulta nuovamente in crescita, con un impatto sostenuto sui sistemi sanitari". E l'incremento dell'incidenza dovuta alle varianti "potrebbe prefigurare scenari con un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane". Di qui, è la conclusione, la necessità della "rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento" delle misure.
A lanciare la prima pietra ci aveva pensato ieri il consigliere del ministro Speranza Walter Ricciardi che ha sottolineato la necessità di un lockdown temporaneo soprattutto per arginare il dilagare delle varianti. Uno stop totale che dovrebbe coinvolgere anche la scuola come è successo la scorsa primavera.
E lo ha ribadito ieri sera a Che Tempo che fa su Rai3: "Credo che il ministro della Salute Roberto Speranza sia convinto di questa nuova fase, spero che il presidente del Consiglio Draghi recepisca e che il governo appoggi, ma dipende dal governo".
Riferendosi al ministro Ricciardi precisa che"non si è pronunciato perché sono decisioni che deve prendere il governo e il presidente del Consiglio. Spero che il presidente del Consiglio recepisca e vada in questa direzione. Con il ministro sono sempre stato in piena sintonia sul rigore delle misure, ma da settembre non siamo riusciti ad essere impattanti pienamente sulle decisioni del governo, soprattutto perché - ha concluso - il precedente presidente del Consiglio e alcuni ministri non erano d'accordo sull'adozione di misure così forti".
La strategia sostenuta da Ricciardi prevede, parallelamente al lockdown più rigido, anche il rafforzamento del tracciamento e della campagna vaccinale. "Ci consentirà di tornare alla normalità in mesi, non in anni".
Ma la tesi del rigore ha un numero crescente di sostenitori. Anche il virologo Andrea Crisanti ritiene che il governo debba stringere ancora le misure per la lotta al Covid, alla luce della diffusione delle varianti in tutta Europa. "Piuttosto che pensare a sciare e mangiare fuori, anche in Italia dovremmo decidere un lockdown come è stato un anno fa a Codogno - ha detto in una intervista a La Stampa -. Ormai le zone rosse non bastano più".
Secondo Crisanti bisognava fare il lockdown a dicembre, prevenendo tutto questo, mentre ora siamo nei guai. Come se ne esce? Con un lockdown duro subito per evitare che la variante inglese diventi prevalente e per impedire che abbia effetti devastanti come in Inghilterra, Portogallo e Israele", risponde Crisanti.
La lista di chi chiede le chiusure è più ampia. Oggi anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ai microfoni della trasmissione 'L'Italia s'è desta' su Radio Cusano Campus ha sottolineato questa necessità. "Un lockdown totale per 2 settimane farebbe abbassare la curva per poter riprendere il tracciamento, altrimenti bisognerà continuare con stop&go per tutto il 2021".
Al fronte pro lockdown si aggiunge il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti: "Il grave andamento della pandemia con le drammatiche centinaia di morti al giorno rendono necessarie scelte coraggiose. Il Governo decida, come avviene in altri Paesi europei, un lockdown totale di almeno due settimane come strumento per fermare i contagi e consentire la ripresa del tracciamento dei casi".
Ma sul dibattito, dopo l'intervento di ieri di Matteo Salvini che ha contestato le parole di Ricciardi, anche un altro leghista come Luca Zaia, sottolinea che sulle proposte di lockdown "non possiamo assistere a dibattiti a latere su questioni che hanno valore giuridico". "Io - ha quindi proseguito - non sono catastrofista né 'aperturista', ma mi sono chiesto: se tu sei scienziato e dici che serve un lockdown cosa rischi? Se uno non lo fa e le cose vanno bene, nessuno se ne ricorda. Se uno lo fa, e tutto va bene, puoi sempre dire 'lo avevo detto'. Se non lo si fa, e tutto va a rotoli, puoi dire che lo avevi detto. Se non hai responsabilità giuridica sulle scelte, avremo o no il diritto di sapere quali sono basi scientifiche?", ha concluso.
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