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Sì del governo alla riforma del processo civile: tempi più rapidi, cosa cambia

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

Primo passo verso la riforma del processo civile. Il Consiglio dei ministri ha approvato all'unanimità il disegno di legge delega presentato dal Guardasigilli Alfonso Bonafede.

L'obiettivo è rendere più snello e veloce il processo civile, il cui rito ordinario di cognizione è caratterizzato da una "durata eccessiva", con cause lunghe quasi tre anni e mezzo per ciascun grado di giudizio (1270 giorni per la prima istanza, 1296 in secondo grado).

Al disegno di legge delega ora il governo dovrà dare attuazione con uno o più decreti legislativi da varare entro un anno dalla data di entrata in vigore della riforma. Per rendere più snello il processo, sia in primo grado che in appello, si dovrò procedere alla riduzione dei riti e alla loro semplificazione. Inoltre, si attribuiscono agli avvocati poteri di accertamento istruttorio, per agevolare la verifica dei fatti prima dell'inizio del processo, incoraggiando soluzioni transattive.

Sulla riforma del civile, il ministro Bonafede ha spiegato che si passa "da tre riti ad un rito" e che ci sarà un solo atto introduttivo: il ricorso. Anche il perimetro della causa verrà " definito 10 giorni prima che le parti compaiano davanti al giudice". Inoltre verranno eliminati i tempi morti, con la riduzione del numero delle udienze e l'eliminazione dell'udienza di precisazione delle conclusioni. Ridotti anche i casi in cui il tribunale giudicherà in composizione collegiale, modello che verrà applicato anche al rito collegiale e a quello d'appello.

La riforma elimina il rito Fornero nel diritto del lavoro ("una pagine triste della storia politica e giudiziaria", spiega Bonafede) e particolare attenzione viene riservata dal testo al procedimento per lo scioglimento delle comunioni, che risulta oggi tra quelli con durata più elevata. E sempre per smaltire gli arretrati e facilitare il lavoro dei giudici ci saranno "sanzioni" per chi intraprende cause temerarie. Infine ci sarà il divieto per l'ufficiale giudiziario di fare la notifica cartacea se il destinatario ha un indirizzo Pec o se ha un indirizzo digitale. Sara' tutto digitalizzato, e sulla digitalizzazione verrà fatto un vero investimento. Insomma, conclude il Guardasigilli, "nel codice di procedura civile ci saranno meno regole valide per tutti i processi".

LE ALTRE NOVITÀ. Tra le novità l'eliminazione del ricorso obbligatorio alla mediazione in materia di responsabilità sanitaria, contratti finanziari, bancari e assicurativi, cioè in quei settori dove si è rivelata un insuccesso. Ma non solo, viene cancellato anche l'obbligo della negoziazione assistita nel settore della circolazione stradale e si unificano anche i procedimenti di impugnazione dei licenziamenti, con l'abrogazione del rito Fornero. Il processo di cognizione di primo grado, troppo complesso, viene sostituito con un rito semplificato, ispirato a quello del lavoro.

Cambiano anche le modalità dei termini a comparire, che non potranno mai arrivare oltre 120 giorni, mentre oggi si toccano i 150 e si prevede anche la riduzione dei casi in cui il tribunale giudica in composizione collegiale. Viene ritoccato anche il processo davanti al giudice di pace: non sarà più obbligatorio il tentativo di conciliazione che oggi rappresenta un appesantimento del processo. Nel giudizio di appello invece non potranno essere riproposte domande e eccezioni assorbite dalla decisione di primo grado. Per accelerare l'iter del processo si dispone anche che nei procedimenti civili, il deposito dei documenti e degli atti di parte abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche.

IL GOVERNO. La riforma, assicura il guardasigilli Alfonso Bonafede, è considerata "prioritaria dal 90% degli italiani". "Attrarremo più investitori" assicura il premier Giuseppe Conte che assieme al ministro della Giustizia scende in sala stampa per rassicurare anche sulle tensioni in corso nella maggioranza sulla prescrizione e ribadire: "Assicureremo la ragionevole durata dei processi ma" la norma sulla prescrizione "in vigore dal 1 gennaio va mantenuta". "Siamo al lavoro e sono sicuro che raggiungeremo un'intesa per poter garantire la ragionevole durata dei processi" ripete Bonafede. Che insiste però su un punto imprescindibile: "Non è possibile pensare che dopo la sentenza di primo grado non ci sia una risposta dello Stato, che sia di assoluzione o di condanna".

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