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Salvatore, il siciliano che non fugge dall'Ucraina: "Qui ho tutto, la cantina-bunker protegge la mia famiglia"

Salvatore Barone

Il suono delle sirene arriva puntuale alle 4 del mattino. La corsa nella cantina-bunker è ormai una via di mezzo tra la routine e l'istinto di sopravvivenza. Va così da 5 mesi esatti. Dal momento in cui è iniziata l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe russe.

Salvatore Barone, siciliano che da oltre 17 anni vive a Mykolaiiv, a due passi dal Mar Nero e a 130 chilometri da Odessa, da marzo è uno dei più noti testimoni di guerra. Facendo zapping in tv capita di imbattersi nel suo volto sbiadito dal collegamento Skype, di ascoltare la sua voce in radio oppure, per chi lo segue su Facebook, di sentirlo cantare nel corso delle sue innumerevoli dirette. Salvatore, detto Toto anche in Ucraina, è un ex poliziotto di quasi 69 anni. È nato a Niscemi, nel Nisseno, a 14 anni si è trasferito a Catania. Ha deciso di lasciare l'Italia dopo la nascita del primo figlio e il matrimonio con una donna ucraina dalla quale ha avuto poi anche un’altra figlia.

Se gli si chiede cosa è cambiato dall'inizio della guerra, lui senza pensarci due volte risponde spinto dalla rabbia: "Non è cambiato niente!". Il riferimento è agli attacchi russi, che continuano giorno dopo giorno. A pensarci bene, però, come lui stesso racconta, in 5 mesi qualcosa è mutato: le conseguenze dei bombardamenti, ormai appuntamento quotidiano, sono tangibili. A cominciare dalla città che si è spopolata. "Adesso ha 230 mila residenti, a febbraio erano 489 mila - spiega -. In tanti sono fuggiti. Ogni giovedì la gente lascia la città con autobus messi a disposizione dal sindaco per raggiungere la Moldavia oppure Odessa. Ma possono partire al massimo in 100 per volta".

Anche se lentamente, la popolazione di Mykolaiiv si è dimezzata. È partito anche il figlio diciassettenne di Salvatore Barone, Antonio Anatoli. "Tre mesi fa ha lasciato l'Ucraina per giocare nel Napoli United (la squadra di Diego Armando Maradona jr. che milita in Eccellenza, ndr) - racconta -. A dicembre compirà 18 anni, sogna di sfondare nel mondo del calcio, ha già vinto due finali".

Antonio Anatoli Barone, figlio di Salvatore

Per il giovane Barone da una parte ci sono i sogni che si coltivano e fioriscono nel pieno dell'adolescenza, dall'altro però c'è l'incubo di una guerra dalla quale è fuggito. Suo padre, sua madre e sua sorella di 6 anni che sono rimasti a Mykolaiiv, accarezzano solo talvolta l'idea di partire. Non lo hanno fatto in questi 5 mesi e probabilmente lo farebbero solo in casi estremi. "Qui abbiamo tre proprietà - spiega Salvatore Barone -. Non potremmo lasciare il frutto di tanti sacrifici".

Ma è inevitabile cercare riparo. Ad ogni bombardamento l'ex poliziotto, la moglie e la figlia di 6 anni corrono in cantina che è la parte della casa più sicura. "Non ci sono finestre - rivela - e i muri sono spessi 80 centimetri. Ci rifugiamo lì dall'inizio dell'attacco russo".

Per fortuna i beni di prima necessità non mancano. "Esco solo io per la spesa - racconta il pensionato -, il cibo per fortuna non manca e si trova al supermercato. L'acqua potabile continuiamo a prenderla con i bidoni. Riusciamo a sopravvivere, ma per quanto tempo dovremo sopportare questa situazione? Per questo dico che non è cambiato niente. Gli attacchi continuano ad arrivare puntuali, due giorni fa i russi hanno distrutto una scuola in periferia, danneggiato un condominio e le auto parcheggiate. Ci bombardavano, eravamo noi il bersaglio. Ecco, il mio stato d'animo è cambiato, quello sì. Ho molta più angoscia di prima, psicologicamente avverto il peso di un conflitto che ci sta logorando".

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