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Salvatore, siciliano che vive in Ucraina: bombe vicino a me, la gente fa la spesa col mitra

Salvatore Barone, siciliano, vive in Ucraina da 17 anni

"Non sono i tempi miei a Catania". Quando viveva una gioventù ricca di sogni e belle speranze. Oggi si tappa le orecchie per non sentire l'eco delle bombe, con la coda dell'occhio vede la gente al supermercato col mitra. "Lo portano sempre dietro". Salvatore Barone è un siciliano che da 17 anni vive in Ucraina. E oggi è un "testimone di guerra". Racconta le fasi del conflitto su Facebook giorno dopo giorno, gli inviati di giornali e tv lo cercano, lo intervistano.

Non cercava certo la celebrità ma un po' di pace, come disse appena due anni fa raccontando la sua vita in Ucraina su un sito dedicato agli emigrati. "Qui trovi la pace - rispondeva a chi gli chiedeva di descrivere le differenze con l'Italia -, almeno io l’ho notato appena arrivato nel 2005 e poi nel 2008 sono rimasto". Ironia della sorte, adesso si trova al centro di una guerra, sfiorato dalle bombe, barricato con la famiglia nella sua abitazione.

Salvatore, detto Toto, è un pensionato ex poliziotto di quasi 69 anni. È nato a Niscemi, nel Nisseno, a 14 anni si è trasferito a Catania. Oggi vive a Mykolaiiv, città ucraina vicina al Mar Nero e a 130 chilometri da Odessa. Ha deciso di trasferirsi lì dopo la nascita del primo figlio e il matrimonio con una donna ucraina dalla quale ha avuto poi un’altra figlia che oggi ha 6 anni.

 

Momenti felici in Ucraina, poi il conflitto ha cambiato gli scenari. Ma non ha mai pensato di andarsene, tanto che ormai dice di sentirsi più ucraino che italiano. E intanto pensa ai prossimi giorni al riparo in una ''cantina di 87 metri quadri, con i muri spessi di cemento di quasi un metro, per proteggerci''. La maggior parte della gente vive barricata nelle case, altri purtroppo perdono la vita. "Poco fa è morta una donna - racconta -, un uomo invece è rimasto ferito perché ha raccolto delle bombe e le ha messe nel bagagliaio. L'altro giorno ho trovato tre cadaveri davanti a casa".

Dopo un mese di isolamento in casa, spezzato solo da saltuarie toccate e fuga al supermercato, oggi Salvatore è salito a bordo della sua auto per raggiungere la scuola del figlio. "Le lezioni si svolgono on line - spiega - ma sono andato a recuperare alcuni vestiti che teneva nell'armadietto". Ha così rivisto la città, le strade, ma potrebbe essere solo una parentesi. "Ne sono certo: questa guerra non finirà a breve", commenta.

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