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La guerra in Ucraina, ripartono i negoziati dopo due settimane di stallo

Il ponte di Irpin distrutto

Riprendono tra poche ore a Istanbul, dopo due settimane di sostanziale stallo, i negoziati tra Russia e Ucraina per un cessate il fuoco, mentre la tensione resta alta sia sul terreno che a livello diplomatico. Le forze di Difesa ucraine hanno annunciato nella 34/a notte di guerra di avere ricacciato indietro di 40-60 chilometri le truppe russe dirette a varie città ad est, sudest e nordest e di avere resistito ai bombardamenti che - afferma lo stato maggiore - continuano a prendere di mira infrastrutture e aree residenziali, anche se il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha ribadito che gli ordini di attacco riguardano esclusivamente obiettivi militari.

Secondo fonti militari ucraine gli attacchi si sono concentrati anche sui siti di stoccaggio del petrolio: un raid missilistico ha colpito ieri sera un deposito di carburante nella regione di Rivne, nell’Ucraina nordoccidentale. Mariupol resiste ancora all’assedio e le forze armate ucraine affermano di avere abbattuto 17 mezzi aerei russi, mentre - denunciano gli ucraini - in alcuni insediamenti delle regioni di Kiev, Zaporizhia, Chernihiv, Kherson e Kharkiv, «gli occupanti russi continuano a terrorizzare la popolazione locale» con saccheggi e violenze.

È questo il contesto in cui si aprono i negoziati di Istanbul, preceduti da nuovi botta e risposta tra Biden che insiste nel definire Putin «un dittatore» e accuse di ingerenza da parte del Cremlino. Il portavoce Dmitry Peskov, in una lunga intervista al network statunitense Pbs, ha accusato l’Occidente di avere dichiarato, con le sanzioni, una «guerra economica» contro la Russia che deve ora adattarsi a «nuove condizioni», «sfortunatamente» «piuttosto ostili». Peskov ha poi affermato che «nessuno in Russia sta prendendo in considerazione l’idea di usare armi nucleari» né ha in programma di attaccare nessun paese della Nato, a meno che non sia «un atto reciproco». L’Ucraina sta valutando di accettare lo status di neutralità mentre la Russia non chiederebbe più che l’Ucraina venga «denazificata» ed è pronta a lasciare che Kiev aderisca all’Ue a patto che rimanga militarmente non allineata. Tuttavia «non stiamo commerciando persone, terra o sovranità», ha affermato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba arrivando a Istanbul, chiarendo che «l'obiettivo minimo dei negoziati saranno i corridoi umanitari e quello massimo il raggiungimento di un accordo su un cessate il fuoco».

A fare da contorno anche il presunto avvelenamento dell’oligarca russo Roman Abramovich, che alcune fonti statunitensi e ucraine mettono in dubbio rigettando l’ipotesi di un uso di armi chimiche che scatenerebbe pericolose rappresaglie. Ad Abramovich, che avrebbe tentato una mediazione con Zelensky, Putin avrebbe detto: «Digli che li distruggerò». Pronta la risposta ucraina: «Se Putin ha i suoi piani per "distruggere" l’Ucraina, anche noi abbiamo i nostri, vincere la guerra e liberare i nostri territori», ha detto Kuleba.

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