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Russia, dure sanzioni da Stati Uniti e Unione europea e i diplomatici di Mosca vanno via da Kiev

La Duma russa

Si intensifica, ora dopo ora, quello che sembra un botta e risposta fra l’Occidente e Mosca sulla crisi in Ucraina dove la tensione resta alta anche sul terreno. Putin torna a parlare e chiarisce, punto per punto, la sua posizione, a partire dal riconoscimento della sovranità dei separatisti che, specifica, è «sull’insieme delle regioni» di Lugansk e Donetsk. «Gli accordi di Minsk» sul Donbass «non esistono più», ha sentenziato. Questo dopo che il presidente russo aveva chiesto al Senato - e ottenuto in poche ore - l’autorizzazione per l’invio di forze militari all’estero. Quindi il capo del Cremlino ha ribadito: «La soluzione migliore sarebbe che l’Ucraina rinunciasse spontaneamente all’ambizione di aderire alla Nato».

La Ue risponde compatta con un accordo all’unanimità per un primo pacchetto di sanzioni. «E’ un pacchetto che farà molto male alla Russia» dice l’Alto Rappresentante Ue della Politica Estera Josep Borrell al termine della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri europei, mentre il capo della diplomazia francese Jean-Yves Le Drian aggiunge che l’Ue ha in riserva altre sanzioni «se Mosca dovesse mostrare di andare ancora più lontano» nella sua escalation. Intanto le sanzioni decise dai ministri degli Esteri Ue riguarderanno anche «i membri della Duma russa che hanno votato questa violazione del diritto internazionale e dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina». Colpita sarà anche «la capacità dello Stato russo e del Governo di accedere al nostro mercato dei capitali e finanziari e dei servizi», con limitazioni «all’offerta di finanziamento e all’accesso del loro debito sovrano», ha comunicato Borrell. Resta fuori dalle misure invece Putin.
Al termine della riunione straordinaria a Parigi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha condannato le «azioni militari inaccettabili» della Russia in Ucraina, così come «inaccettabile è il riconoscimento delle due repubbliche autoproclamatesi nel Donbass». La giornata di oggi, al G7 e alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione europea, «ci ha permesso di coordinare le sanzioni contro la Russia», ha detto, rimarcando che l’Unione europea «deve essere ferma e irremovibile» rispetto “alla pretesa di ritirare le truppe russe dall’Ucraina e riportare il dialogo e il confronto diplomatico al tavolo». Quindi il ministro degli Esteri ha comunicato che il governo italiano «sta costruendo un percorso per erogare aiuti finanziari all’Ucraina che in questo momento è in evidente difficoltà».

Linea dura di Biden

Mentre i diplomatici russi lasciavano Kiev, anche il presidente Joe Biden ieri sera ha annunciato sanzioni durissime. La «madre di tutte le sanzioni» non colpirà soltanto il presidente Vladimir Putin e le istituzioni finanziarie, ma le famiglie di oligarchi del cerchio magico del Cremlino.

Il messaggio, fatto dalla East Room della Casa Bianca, arriva 24 ore dopo il riconoscimento da parte di Putin delle «repubbliche» di Donetsk e Lugansk, a maggioranza filorussa, di fatto sottraendole all’Ucraina. «E' l’inizio dell’invasione, forze russe potrebbero marciare verso Kiev», ha esordito Biden, che poi ha preannunciato quale sarebbe stata la linea della «prima tranche» di sanzioni: «andremo molto oltre i passi intrapresi nel 2014», anno della prima crisi in Ucraina, con l’invasione russa della Crimea. Otto anni fa il presidente Barack Obama apparve distaccato, poco interessato alla crisi nell’Est Europa. Il suo vice era proprio Biden, che non vuole compiere lo stesso errore. «Mosca - ha dichiarato il presidente - pagherà un prezzo altissimo». Di fatto Washington ha accusato il Cremlino di aver compiuto una «flagrante violazione della legge internazionale». Gli accordi di Minsk non esistono più. Biden ha annunciato lo spostamento di soldati, di stanza in Europa, verso la linea del Baltico, a sostegno degli alleati, tra Estonia, Lituania e Lettonia. Le sanzioni economiche saranno di quattro tipi: blocco totale delle operazioni con le due maggiori istituzioni finanziarie russe, la Veb, la ex Vnesheconombank, la più grande corporation di Stato, con un patrimonio di 50 miliardi di dollari, e la banca militare; sanzioni sul debito sovrano. Questo significa che la Russia verrà tagliata fuori dai finanziamenti dell’Occidente e non potrà accedere al mercato europeo per finanziare il suo debito; sanzioni sulle più potenti famiglie di oligarchi che appoggiano Putin ("se condividono i giochi sporchi della politica del Cremlino - ha attaccato Biden - condivideranno anche il dolore") e, dopo aver raggiunto l’accordo con la Germania, l’atteso blocco del gasdotto Nord Stream 2. Se Mosca «continuerà con le aggressioni», ha aggiunto Biden, verranno adottate nuove misure. Questo è un passaggio chiave: Washington si è voluta tenere una carta di riserva, da tirare fuori nelle possibili nuove trattative, nel caso Mosca vada avanti con il suo piano militare.

La sensazione della Casa Bianca, però, è che «Putin voglia andare ben oltre» e fare una guerra vera e propria. «Abbiamo notato il trasferimento di scorte di sangue al confine - ha ammesso il presidente - e non fai queste cose a meno che non pensi di fare una guerra». «Spero di sbagliarmi», ha aggiunto. «Ma noi - ha precisato - non abbiamo nessuna intenzione di combattere con la Russia». Resta la domanda finale: e se Mosca non si fermerà, cosa faranno gli Stati Uniti e gli alleati Nato? I giornalisti, sistemati a sei metri dal podio del presidente, hanno provato a chiederglielo, ma Biden se ne è andato via subito, senza fermarsi per rispondere, diversamente da come aveva fatto in passato.

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