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Crisi ucraina, il G7 chiede al governo di Mosca il ritiro delle truppe

Kiev si prepara al peggio

Il G7 si mostra unito nel chiedere a Mosca di ritirare gran parte delle sue forze alla frontiera ucraina. Rimangono però divergenze di approccio tra gli Usa e la Germania, che ha criticato gli allarmi su un’invasione imminente giunti da Washington. «Non sappiamo ancora se è stato deciso un attacco», ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, al quale è seguita una riunione dei ministri degli Esteri del G7. Baerbock ha avvertito che la «minaccia contro l’Ucraina è molto reale» ma ha aggiunto che «in situazioni di crisi, la cosa più inappropriata da fare è in qualche modo indovinare o presumere» le intenzioni, in questo caso di Mosca. Ieri il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è detto «convinto» che il presidente russo Vladimir Putin avesse «preso la decisione» di attaccare l’Ucraina. Previsioni rigettate anche dal presidente ucraino, Volodymyr Zelenski. «Non pensiamo di dover andare nel panico», ha detto Zelensky alla Conferenza di Monaco, «dobbiamo preservare la nostra stabilità. Dobbiamo mantenere la calma ed essere adulti».

Zelensky: "Difficile giudicare gli allerta dell'intelligence Usa"

Zelensky ha affermato che è «difficile per me giudicare» gli allerta giunti dall’intelligence americana ma, ha aggiunto, «mi fido dell’intelligence ucraina, che capisce cosa sta succedendo lungo i nostri confini». Tornato a chiedere una tabella di marcia chiara per l’ingresso di Kiev nella Nato, il presidente ucraino ha affermato di non avere idea di cosa voglia l’omologo russo, Vladimir Putin, e di volerlo per questo incontrare. Baerbock ha ribadito a Monaco che la Russia dovrà affrontare sanzioni «senza precedenti» in caso di aggressione, incluso il possibile arresto del gasdotto Nord Stream 2, progetto che ha spesso reso difficoltose le relazioni tra Berlino e altri partner occidentali.

Il segretario di Stato americano elegia i rapporti con gli alleati

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha elogiato le relazioni rinvigorite dell’America con gli alleati europei e la «cooperazione incredibilmente stretta» con la Germania.  «Non ho mai sperimentato un tale livello di coordinamento prima», ha aggiunto Blinken, che il prossimo 24 febbraio incontrerà in Europa, probabilmente in Finlandia, il collega russo, Serghei Lavrov. Condizione del vertice, ha spiegato Blinken, è che Mosca si astenga nel frattempo da iniziative militari, mentre è sempre più alta la tensione nel Donbass, la provincia ucraina controllata dai separatisti filorussi. Circolano informazioni difficili da verificare su bombardamenti d’artiglieria e incidenti sulla linea di contatto. L’esercito di Kiev ha annunciato due morti tra le proprie file. Le autoproclamate repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk hanno chiamato alla «mobilitazione generale» e avviato l’evacuazione di migliaia di civili nel territorio russo. Il G7 ha accusato le autorità di questi territori di inscenare incidenti «come pretesto per una possibile escalation militare». L’applicazione degli accordi di Minsk rimane l’unica via per una soluzione politica duratura in Ucraina, hanno aggiunto i sette ministri degli Esteri, riaffermando la «determinazione» nel voler proseguire il dialogo con Mosca, che ripartirà domattina con una telefonata tra il presidente francese, Emmanuel Macron, e Putin, alla vigilia di una settimana nella quale, secondo il ministro degli Esteri britannico, Liz Truss, rischiano di materializzarsi gli «scenari peggiori».

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