Mentre sulla granicoltura siciliana si riaccende una spia rossa mai vista in primavera, nelle dighe dell’Isola, anziché il livello d’acqua, continua ad aumentare solo l’allerta, e se quel poco di pioggia caduta un mese fa sembrava inizialmente aver risollevato il quadro, le alte temperature e l’inevitabile consumo della preziosa risorsa, necessaria per non far morire le colture, hanno di fatto vanificato la (scarsa) ripresa di marzo.
Così, rispetto all’ultima rilevazione dell’Autorità regionale di Bacino, risalente a cinque settimane fa, gli invasi risultano stabili o caratterizzati da incrementi idrici trascurabili se non in perdita, con quattro strutture osservate speciali: Rosamarina e Fanaco, entrambe nel Palermitano, e Pozzillo e Ogliastro, tra Enna e Catania. In attesa dei nuovi dati sui milioni di metri cubi invasati, è quanto emerge dalla mappa dei grafici idrometrici della Protezione civile regionale, che in questo periodo, viste le criticità, viene monitorata costantemente. L’asticella del Fanaco, in particolare, la cui risorsa idrica è destinata al solo uso potabile, nonostante i razionamenti disposti dall’Autorità e programmati da Sicilacque è in calma piatta, dunque nelle stesse, preoccupanti condizioni fotografate più di un mese fa, con solo un milione e mezzo di metri cubi d’acqua a disposizione e ben dieci milioni in meno rispetto al 2023 (-83%). Il Rosamarina, invece, a confronto con le rilevazioni di marzo, procede ancora verso il fondo, con meno di 20 milioni di metri cubi invasati e un gap di oltre il 50% rispetto ai 43 milioni dello scorso anno. Male pure i laghi Pozzillo e Ogliastro, per la disperazione degli agrumicoltori della Piana di Catania, che da settimane, ormai, possono far ricorso ai soli pozzi privati. Il contenuto idrico del Pozzillo, in particolare, nel confronto annuale si è dimezzato ed oggi si aggira intorno ai cinque milioni di metri cubi, soglia sotto la quale non si può più prelevare acqua, perché quella che c’è serve a salvaguardare i pesci che vivono nell’invaso. Ma sul fronte dighe c’è anche una buona notizia, che riguarda il lago Arancio: l’ultimo campionamento effettuato dall’Arpa ha riscontrato una diminuzione della cosiddetta «alga rossa» – il cianobatterio potenzialmente tossico per uomini e animali – e dunque, previo via libera dell’Asp, si va verso la riconferma dell’uso irriguo della risorsa.
Per il resto, il quadro resta nero, come le previsioni di Coldiretti Sicilia, che per voce del suo vicepresidente, Ignazio Gibiino, lancia l’allarme sul grano, «perché i cereali, in alcune zone dell’Isola, tra siccità e alte temperature, sono già “bruciati”, tanto che molti produttori, contrariamente a quanto avviene in questo periodo, non stanno neanche revisionando le loro trebbiatrici: sanno già che non ci sarà raccolto». Intanto, per il Sias, il Servizio informativo agrometeorologico siciliano, «il mese da poco concluso ha prolungato nell’Isola la serie di mesi con valori termici superiori alla norma, arrivata ormai al settimo consecutivo. Non è stato il marzo più caldo in assoluto della storia meteorologica della Sicilia, tuttavia, la media regionale di 12,4 gradi risulta essere la più alta dal 2003». La media regionale delle piogge rilevate dalla rete Sias è di circa 36 millimetri, praticamente la metà della norma mensile, che per il periodo 2002-2023 è stata di 73 millimetri.
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