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Conte ha firmato il Dpcm: coprifuoco alle 22, misure diverse tra le regioni in base al rischio

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il nuovo Dpcm sulle misure restrittive anti-Covid. Il testo sarà pubblicato in Gazzetta in mattinata.  Le misure saranno in vigore da giovedì e resteranno valide fino al 3 dicembre: l’Italia viene divisa in 3 aree di rischio e in quella dove il contagio è più diffuso e gli indici epidemiologici sono più critici - come ad esempio la Lombardia e il Piemonte - scatterà, di fatto, il lockdown come a marzo. Si potrà uscire di casa solo per andare a lavorare, per fare la spesa, per motivi di salute o necessità. E per portare i bambini a scuola.

Le misure confermano a quanto si apprende le bozze circolate nel pomeriggio, con il Dpcm prevede 12 articoli ed è il frutto di una lunga discussione, che a tratti è diventata scontro, sia all’interno della maggioranza, in particolare sull'ora in cui deve scattare il coprifuoco in tutto il Paese, sia tra l'esecutivo e le regioni, per chi dovesse assumersi la responsabilità politica delle chiusure. Scontro, questo con gli enti locali, ancora in corso visto che le Regioni continuano a chiedere interventi "omogenei" in tutta Italia.

Il dpcm prevede che le misure più dure dovranno essere adottate dal ministro della Salute Roberto Speranza "d’intesa" con il presidente della Regione interessata. E questo sia per le restrizioni relative alle "zone arancioni" in cui la curva epidemiologica è compatibile con lo scenario 3 dell’Istituto superiore di sanità, vale a dire quelle caratterizzate da una situazione "di elevata gravità", sia per quelle che interessano le zone rosse, che rientrano nello scenario 4, dove invece c'è una situazione di "massima gravità".

Su una cosa il premier e il governo non hanno mai fatto retromarcia: non doveva essere lockdown nazionale e non sarà lockdown nazionale.  Il meccanismo individuato dal decreto è quello di una prima linea di misure nazionali, più "leggere" e valide per tutti: dal coprifuoco alle 22 alla chiusura dei centri centri commerciali nel weekend, dallo stop a musei e mostre alla riduzione dall’80% al 50% della capienza sui mezzi pubblici locali, dalla didattica a distanza al 100% per gli studenti delle superiori alla chiusura dei corner di giochi e scommesse all’interno di bar e tabacchi. Questi interventi varranno per tutta Italia e si vanno ad aggiungere a quelli già in vigore, come la chiusura dei bar e ristoranti alle 18.

Molto più duri sono, invece, i provvedimenti inseriti nell’articolo 1 bis - quello che riguarda le "zone arancioni" - e nell’1 ter, quello per le "zone rosse", che resteranno in vigore "per un periodo minimo di 15 giorni". Nelle Regioni, province o Comuni che rientrano nello scenario a "rischio elevato" sono vietati gli spostamenti in entrata e in uscita nonché gli spostamenti tra i comuni. Entrambi i divieti non varranno in caso di comprovate esigenze lavorative e di studio, per motivi di salute, per situazione di necessità e per accompagnare o riprendere i bambini a scuola. Chiusi anche i bar e i ristoranti: sarà consentito solo la consegna a domicilio e il servizio di asporto fino alle 22.

Per le zone rosse, invece, dove la situazione è di "massima gravità", sarà lockdown. "Non come a marzo", dice il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, ma in realtà si potrà fare ben poco: vietato ogni tipo di spostamento, anche quelli "all’interno dei medesimi territori", chiusi i negozi e i mercati, chiusi bar e ristoranti, sospeso tutto lo sport, possibilità di fare attività motoria "individualmente" e solo "in prossimità della propria abitazione" e attività sportiva all’aperto e da soli. Senza contare che, sia nelle zone arancioni che in quelle rosse, tornerà l’autocertificazione. Come a marzo e aprile. Come nei mesi più bui di questa pandemia.

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