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Israele vuole l'evacuazione di un milione di persone da Gaza in 24 ore

L'esercito di Tel Aviv ha ordinato ai palestinesi residenti nel nord della Striscia di trasferirsi nel Sud dell’enclave entro 24 ore. L'Onu chiede la revoca dell'ultimatum: «Potrebbe trasformare quella che è già una tragedia in una catastrofe»

L’Onu è stato informato che Israele ha ordinato a 1,1 milioni di palestinesi residenti nel nord della Striscia di Gaza di trasferirsi nel Sud dell’enclave entro 24 ore: l’avvertimento potrebbe preludere a un’offensiva terrestre mentre Israele entra nel sesto giorno di guerra dopo la vasta offensiva di terrore sferrata da Hamas il 7 ottobre. Lo Stato ebraico carri armati lungo la frontiera con l’enclave. «Ora è tempo per la guerra», ha avvertito il ministro della Difesa, Yoav Gallant, mentre nella notte sono proseguiti i bombardamenti nella Striscia.

Israele ha avvertito che opererà «in modo significativo» nella zona di Gaza City nei prossimi giorni e per questo i civili potranno tornare solo dopo che sarà fatto un nuovo annuncio. Hamas ha minimizzato l’ultimatum di Israele liquidandolo come «falsa propaganda» a cui i palestinesi non devono abboccare. Ma un portavoce del Palazzo di Vetro che ha chiesto una revoca dell’ultimatum per motivi umanitari: «Le Nazioni Unite si appellano con forza perchè un simile ordine, se confermato, sia ritirato per evitare di trasformare quella che è già una tragedia in una situazione di calamità», ha affermato il portavoce del segretario generale, Stephane Dujarric.

I bombardamenti su Gaza sono proseguiti anche nella notte mentre il bilancio aggiornato è di oltre 1.200 morti tra gli israeliani e più di 1.500 tra i palestinesi, di cui 36 tra Cisgiordania e Gerusalemme est. La sfida si gioca sul terreno militare ma anche su quello della diplomazia, al lavoro per trovare uno spiraglio per gli oltre 130 israeliani rapiti da Hamas. Oggi il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, arrivato in Giordania da Israele, vedrà il re Abdallah II e il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, prima di trasferirsi in Qatar, Paese che ha stretti rapporti con Gaza. Oggi, intanto, è allerta in diversi Paesi del mondo per la mobilitazione indetta da Hamas nel mondo musulmano nel primo venerdì di preghiera dopo l’attacco a Israele. L’ex leader del movimento islamico, Khaled Meshaal, ha rivolto un appello a tutto il mondo musulmano a scendere in strada dopo la preghiera per manifestare sostegno ai palestinesi e convincere i popoli dei Paesi vicini a unirsi nella guerra contro Israele. «I popoli di Giordania, Siria, Libano ed Egitto hanno il dovere più grande di sostenere i palestinesi», ha sottolineato Meshaal. Si temono disordini e possibili attentati, al punto che il ministero degli Esteri israeliano ha invitato tutti i suoi cittadini alla massima attenzione per questa «giornata di rabbia». La sicurezza è stata rafforzata nelle ambasciate israeliane in tutto il mondo.

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