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Trattativa Stato-mafia: assolti Dell'Utri, Mori, De Donno e Subranni. Condannato il boss Bagarella

La decisione dei giudici riuniti in Camera di Consiglio da lunedì scorso

Assolti gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno e il senatore Marcello Dell’Utri, accusati di minaccia a Corpo politico dello Stato. È l'esito della sentenza sulla trattativa Stato-mafia emessa dalla Corte di assise di appello di Palermo. La decisione è stata letta questo pomeriggio intorno alle 17,30 dopo oltre 3 giorni di Camera di Consiglio. Dichiarate prescritte le accuse al pentito Giovanni Brusca. Pena ridotta a 27 al boss Leoluca Bagarella, invece al medico mafioso Antonino Cinà la pena è stata confermata a 12 anni.

In primo grado erano stati tutti condannati a pene severissime: la Corte di assise, nel maggio 2018, aveva condannato a 28 anni di carcere il boss Leoluca Bagarella, a 12 anni oltre allo stesso Dell’Utri gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni e Antonino Cinà, medico e fedelissimo di Totò Riina. Erano stati condannati a 8 anni l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno e Massimo Ciancimino, figlio di Vito, poi stralciato e prescritto. Presenti, oggi, i sostituti procuratori generali Sergio Barbiera e Giuseppe Fici, e gli avvocati delle difese. Assenti gli imputati.

Nell'ultima udienza, che si era svolta presso l'Aula bunker del carcere Pagliarelli, c'erano state le repliche della difesa dell'ex senatore Marcello Dell'Utri, del generale Mario Mori e del colonnello Giuseppe De Donno, e del generale Antonio Subranni, tutti accusati di minaccia a corpo politico dello Stato. La Procura generale di Palermo, al termine della requisitoria, ha chiesto la conferma delle condanne inflitte in primo grado a boss, ex carabinieri e politici imputati di minaccia a Corpo politico dello Stato. Al termine, i giudici, presieduti da Angelo Pellino, si erano riuniti per deliberare.

Il testo della sentenza

Ecco il testo del dispositivo del processo di appello sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, pronunciato dalla Corte di assise di appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino e Vittorio Anania, giudice a latere: "In parziale riforma della sentenza emessa dalla Corte di assise di Palermo in data 20 aprile 2018 assolve Giuseppe De Donno, Mario Mori e Antonio Subranni dalla residua imputazione a loro ascritta per il reato di cui al capo A, perchè il fatto non costituisce reato". "Dichiara - prosegue - non doversi procedere nei riguardi di Leoluca Bagarella, per il reato di cui al capo A, limitatamente alle condotte commesse in pregiudizio del governo presieduto da Silvio Berlusconi, previa riqualificazione del fatto come tentata minaccia pluriaggravata a corpo politico dello stato, per essere il reato così riqualificato estinto per intervenuta prescrizione. E per l’effetto ridetermina la pena nei riguardi di Bagarella in 27 anni di reclusione". "Assolve Marcello Dell’Utri Marcello dalla residua imputazione per il reato di cui al capo A, come sopra riqualificato, per non avere commesso il fato e dichiara cessata l’efficacia della misura cautelare del divieto di espatrio già applicata nei suoi riguardi". La Corte ha revocato le statuizioni civili nei riguardi degli imputati De Donno, Mori, Subranni e Dell’Utri e rideterminato in 5 milioni di euro l’importo complessivo del risarcimento dovuto alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La Corte d’assise ha per il resto confermato "nel resto l’impugnata sentenza anche nei confronti di Giovanni Brusca e condanna gli imputati Bagarella Cinà alla rifusione delle ulteriori spese processuali in favore delle parti civili (Presidenza del Consiglio dei ministri, presidenza della regione siciliana, comune di Palermo, associazione tra familiari contro le mafie, centro Pio La Torre. La corte ha fissato il 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni".

L'avvocato di Mori: "Dimostrazione che trattativa è bufala"

"È un’assoluzione di cui io e il collega che difende Giuseppe De Donno siamo stati sempre convinti. Finalmente la verità è venuta fuori a costo di sacrificio e di grande lavoro". Lo dice l’avvocato Basilio Milio, legale del generale Mario Mori commentando la sentenza del processo sulla trattativa Stato-mafia. "Abbiamo sentito sia il generale Mori che De Donno e sono molto contenti. La sentenza stabilisce che la trattativa non esiste. È una bufala, un falso storico", ha aggiunto.

Mori: "Felice, verità a galla"

"Felici perchè finalmente la verità viene a galla". È la prima reazione del generale del Ros Mario Mori e dell’ex capitano Giuseppe De Donno, manifestata attraverso i legali, dopo la sentenza del processo d’appello Stato-mafia che li ha assolti, ribaltando quella di primo grado. "È una bufala, un’invenzione, un falso storico", commenta a caldo l’avvocato Basilio Milio, legale del generale Mario Mori. Insieme al collega Francesco Romito, che difende De Donno, ha sentito il proprio assistito: gli ufficiali si sono detti "felici", "perchè finalmente la verità viene a galla".

Il pg Fici: "Aspettiamo motivazioni"

"Aspettiamo le motivazioni e leggeremo il dispositivo". Così, laconicamente, il procuratore generale Giuseppe Fici ha commentato la valanga di assoluzioni al processo d’appello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

Il legale di Dell'Utri: "Sentenza netta dopo 25 anni"

"Siamo felici perchè il nostro assistito è stato dichiarato estraneo a questa imputazione, dopo 25 anni di processi, in relazione al periodo successivo al '94". Lo ha detto l’avvocato Francesco Centonze, legale dell’ex senatore di FI Marcello Dell’Utri che oggi è stato assolto dalla Corte di assise di appello di Palermo. L’ex senatore, che non era presente al momento della sentenza, ma che era venuto al bunker di Pagliarelli lunedi scorso poco prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio, è difeso anche dall’avvocato Tullio Padovani e dall’avvocato Francesco Bertorotta. "Questo è l’esito necessario alla luce delle carte processuali - ha proseguito Centonze conversando con i giornalisti a fine udienza - Dell’Utri evidentemente non è stato il trait d’union tra la mafia e la politica".

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