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Dell'Utri: "L'assoluzione è una svolta per la giustizia, questo processo era mostruoso"

"Felici perché finalmente la verità viene a galla", commentano il generale Mario Mori e l'ex capitano Giuseppe De Donno attraverso i loro legali. L'ex magistrato Ingroia: "Sentenza double face, la trattativa c’è stata ma gli investigatori avrebbero agito a fin di bene"

"Questa assoluzione è una svolta non solo per me ma per la giustizia italiana, questo processo era mostruoso", ha commentato Marcello Dell'Utri subito dopo la sentenza che ha assolto l'ex senatore di Forza Italia. "Felici perché finalmente la verità viene a galla", la prima reazione invece del generale Mario Mori e dell'ex capitano Giuseppe De Donno, manifestata attraverso i loro legali. Il verdetto della Corte d’assise d’appello di Palermo che ribalta la sentenza di primo grado del processo Trattativa Stato-mafia, viene accolta con soddisfazione a cui è seguito il duro sfogo di Danila Subranni, figlia dell’ex ufficiale del Ros, Antonio Subranni. “Grazie alla conoscenza profonda che ho del rigore etico di mio padre, grazie alla famiglia, agli amici, ai miei colleghi, non ho mai avvertito la necessità di una riabilitazione del mio cognome, scandito sempre a chiare lettere, a voce ferma, in ogni ambito istituzionale in cui ho lavorato – ha detto la figlia del militare –. Si riabilitino gli altri, se possono, si riabilitino coloro che negli anni, a processo in corso, a vario titolo e livello, hanno leso mio padre, la sua indiscutibile appartenenza“allo Stato, colpendolo al cuore irrimediabilmente, ferendo la vita di mia madre, la mia e quella di mio fratello”. “Per quel che ci riguarda – ha aggiunto – chiederemo che ne rispondano a uno a uno, nei modi possibili che la legge ci consentirà di perseguire. In base al principio di garanzia che vale per tutti: chi sbaglia, paga. Tutto questo nell’amara consapevolezza che la Giustizia, comunque, non ha prevalso.
"A me pare comunque che, secondo i giudici di appello, la trattativa c’è stata ma gli investigatori avrebbero agito a fin di bene. Da qui la loro assoluzione perché il fatto non costituisce reato". È per questo che l’ex magistrato Antonio Ingroia, simbolo del processo per la trattativa Stato-mafia, parla di una sentenza double face: da un lato accoglie la tesi dell’esistenza storica di un dialogo con i vertici della mafia e dall’altro avalla la spiegazione che quelli erano "colloqui di polizia giudiziaria". Da altri punti del verdetto Ingroia trae poi il convincimento che i giudici abbiano confermato «l’esistenza di un papello con le richieste dei boss». «Il dispositivo - aggiunge - mi induce a pensare pure che, secondo la corte, il papello sarebbe arrivato al potere politico, cioè al governo. E così si spiega la condanna di Antonino Cinà, il medico di Riina accusato di avere portato ai suoi interlocutori l’elenco delle richieste».
La sentenza lascia perplesso il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: "Ritengo sia importante attendere le motivazioni per comprenderne pienamente le basi sui cui poggia. Rispetto il giudizio dei magistrati, tuttavia questa sentenza rischia di non diradare, anche in virtù di una sentenza di primo grado che ha messo in fila fatti inquietanti, le tante zone d'ombra su uno dei periodi più oscuri della nostra Repubblica e sul rapporto perverso tra mafia, politica e istituzioni che ha scandito a suon di bombe la storia italiana”.
“Felice per l’assoluzione di chi ha servito lo Stato ed è stato ingiustamente accusato per anni. Ennesima prova del fatto che una vera e profonda riforma della giustizia, tramite i referendum promossi dalla Lega, è necessaria”, ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini. “Oggi si scrive una pagina di storia giudiziaria decisiva così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi su twitter -. Viene condannato il mafioso e assolti i rappresentanti delle Istituzioni. Ciò che i giustizialisti hanno fatto credere in talk show e giornali era falso: non c’è reato. Ha vinto la giustizia, ha perso il giustizialismo”.
Per Libera che ha nel suo Dna la lotta alla mafia il verdetto “allontana da verità e giustizia su uno dei periodi più oscuri della nostra Repubblica. Oggi, ancora di più, il nostro pensiero va ai tanti familiari delle vittime innocenti delle mafie che davanti a questa sentenza vedono acuire le loro ferite e il loro dolore”. “Il generale Subranni è stato il primo comandante del Ros ed è stato un eroe della lotta alla criminalità. Il generale Mori è stato, è e sarà un protagonista del fronte della legalità e della lotta al crimine”, ha sottoli il senatore Maurizio Gasparri componente del Comitato di presidenza di Forza Italia che si è detto “onorato di avere difeso lui, Subranni, De Donno Dell'Utri ed altri in tutti questi anni da accuse infamanti e infondate”. “Per me è una giornata memorabile – ha commentato la sentenza il parlamentare Vittorio Sgarbi – . Onore a Scalfaro, onore a Napolitano, onore a Mancino, onore a Conso, onore a Mori. Non c’è stata trattativa Stato-mafia. lo Stato non tratta come insegna il caso Moro. Questa sentenza è una vittoria dello Stato”.

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