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"Alterati i dati sul Coronavirus": arrestati dirigente regionale e 2 collaboratori. Razza indagato si dimette

L'assessore alla Salute Ruggero Razza

Terremoto all'assessorato alla Sanità. I carabinieri del comando provinciale e del Nas hanno notificato tre provvedimenti di arresti domiciliari a una dirigente generale della Regione e a due suoi collaboratori. Avrebbero falsificato i dati sul Coronavirus in Sicilia e sono accusati di vari episodi di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico.

Gli arresti domiciliari sono scattati per Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico, per il funzionario Salvatore Cusimano, e per Emilio Madonia, dipendente di una ditta che si occupa dei flussi informatici dell’assessorato.

Indagato l'assessore alla Salute Ruggero Razza che ha così annunciato le sue dimissioni. Gli è stato notificato un invito a comparire e sono stati sequestrati i telefoni cellulari. Sul suo conto però, specificano gli investigatori non emerge "compendio investigativo grave", ma "è emerso il parziale coinvolgimento nelle attività delittuose del DASOE".

Non risultano elementi contro il presidente della Regione Nello Musumeci che, come scrive il gip "pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite". In tutto gli indagati sono 7. Oltre ai 3 arrestati e all'assessore Razza, nell'elenco figurano Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del DASOE; Giuseppe Rappa e Roberto Gambino, dipendenti dell'Asp di Palermo.

LE ACCUSE

Pesanti le accuse nei confronti dei tre arrestati tanto che il gip parla di "disegno politico scellerato". In sostanza, i coinvolti avrebbero alterato i dati sulla pandemia diretti all'Istituto Superiore di Sanità, condizionando i provvedimenti adottati per il contenimento della diffusione del virus. Positivi e decessi sarebbero stati "spalmati" nel tempo per evitare, secondo gli inquirenti, che la Sicilia fosse messa in zona rossa.

Il provvedimento è stato chiesto dal procuratore facente funzione di Trapani Maurizio Agnello e dalle sostitute Sara Morri e Francesca Urbani. L'inchiesta nasce dalla scoperta che in un laboratorio di Alcamo, nel Trapanese, erano stati forniti dati falsati su decine di tamponi. I pm hanno avviato accertamenti che sono arrivati all'assessorato regionale. Diverse intercettazioni confermerebbero l'alterazione dei dati inviati all'iss. L'inchiesta ora travolge l'assessorato nel pieno della pandemia, un terremoto che avrà inevitabilmente conseguenze nella gestione dell'emergenza in Sicilia.

Sono una quarantina gli episodi di falso documentati dagli investigatori dell’Arma da novembre, l’ultimo dei quali risale al 19 marzo 2021. Nel corso delle indagini sono state effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti di altri sette indagati alla ricerca di materiale informatico e non solo. Acquisiti inoltre dati informatici dai server dell’assessorato Regionale alla Salute e del Dipartimento finito nel mirino degli investigatori.

L'ORDINANZA DEL GIP

Nell'ordinanza del gip Caterina Brignone si legge: "Emerge un quadro a di poco sconcertante e sconfortante del modo in cui sono stati gestiti i dati pandemici regionali, in un contesto in cui alla diffusa disorganizzazione ed alla lentezza da parte degli uffici periferici incaricati della raccolta dei dati si è sommato il dolo di organi amministrativi e politici ai vertici dell'organizzazione regionale".

E ancora: "Le inefficienze, gli inadempimenti e le disfunzioni delle strutture periferiche sono state artatamente sfruttate in funzione della alterazione dei dati. Quanto al fine ultimo perseguito attraverso la deliberata e continuata alterazione dei dati pandemici, la natura e le conseguenze delle condotte delittuose e la qualità dei soggetti coinvolti ed il loro concertato agire inducono a ritenere che gli indagati non abbiano perseguito finalità eminentemente personali, ma abbiano operato nell'ambito di un disegno più generale e di natura politica".

Secondo il gip "si è cercato di dare un'immagine della tenuta e dell'efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell'intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra".

"Quale che sia il disegno perseguito, è certo che le falsità commesse - conclude - non hanno consentito a chi di competenza di apprezzare la reale diffusione della pandemia in Sicilia e di adottare le opportune determinazioni e non hanno permesso ai cittadini di conoscere la reale esposizione al rischio pandemico e di comportarsi di conseguenza. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la piena collaborazione di tutti i soggetti indagati, ciascuno dei quali risulta calato in un ruolo nevralgico e, defilandosi, avrebbe potuto mettere in crisi il sistema".

LA DIFESA DI RAZZA

"Ruggero Razza dimostrerà l'inconsistenza delle accuse e l'errore di ricostruzione compiuto da magistrati territorialmente incompetenti". Così l'avvocato Enrico Trantino, legale dell'assessore alla Salute della Regione Siciliana, parlan di "campagna d'odio" contro il suo assistito. Il penalista ha confermato che l'assessore si è presentato davanti ai pm di Trapani avvalendosi della facoltà di non rispondere. "Non è stato dimostrato - aggiunge l'avvocato Trantino - che i dati sono stati forniti in modo falsato che quale siano stati realmente inviati. C'è un solo dato certo: che l'assessore Razza con grande senso delle istituzioni ha ritenuto doveroso dimettersi per non creare intralcio in comparto molto delicato nel momento più difficile e d'emergenza vissuto dalla sanità".

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