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Coronavirus: i giovani contagiano in famiglia e si rialza l'età media, dubbi sui tempi della quarantena

Il Coronavirus ha rialzato la testa. L'Istituto superiore di Sanità lo conferma nel monitoraggio settimanale, sottolineando il "lento e progressivo peggioramento" della situazione dovuto alla circolazione "sempre più rilevante" del virus "in tutto il paese", con i contagi che aumentano per la sesta settimana consecutiva, la crescita del tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva, ma anche l'età media dei malati che torna a salire con i giovani che trasmettono il virus in casa e in famiglia. E poi c'è l'indice Rt che da quasi un mese è costantemente sopra l'1.

E l'aumento dei contagi fa aumentare le perplessità sulla riduzione dei tempi della quarantena, ipotesi ancora al vaglio anche se il ministro Roberto Speranza precisa che "nessuna decisione è ancora stata presa, sono valutazioni che faremo con i nostri scienziati ma va considerato che in questo momento l'indicazione dell'Oms è e resta quella dei 14 giorni".

La riunione del Comitato tecnico scientifico che dovrà affrontare la questione è prevista per martedì ma si profila un accordo nel mantenere lo status quo. Il motivo è da ricercare secondo gli scienziati in due elementi: la riapertura delle scuole e il rischio concreto che riducendo i tempi di quarantena si assottigli la possibilità di individuare i positivi.

La riduzione a 10 giorni, dicono infatti gli esperti europei rispondendo ad una specifica richiesta della Germania, "comporterebbe una perdita di rilevamento dei casi sintomatici tra i contatti stretti dei casi confermati di circa il 6%". Percentuale "abbastanza ampia da avere rilevanza per la salute pubblica in uno scenario in cui il livello di esposizione è alto (come la quarantena dei contatti stretti)".

Ci sono altri due dati che devono far scattare più di un campanello d'allarme: l'età media che si rialza ed è ora a 35 anni, con il 28% dei malati nelle ultime due settimane che ha più di 50 anni - sintomo di una "maggiore trasmissione in ambito domiciliare/familiare con circolazione anche in persone con età più avanzata" - e la crescita dei pazienti ricoverati. "A livello nazionale - dice l'Iss - il tasso di occupazione in area medica è aumentato dall'1% al 2%" e quello "nelle terapie intensive dal 2 al 3%, con valori superiori al 5% per alcune regioni".

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