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Il trend nella Sicilia che vuole riaprire: meno malati e l'indice di contagio più basso in Italia

Il laboratorio di riferimento regionale per la Sicilia Occidentale per l’emergenza Sars-CoV-2 riceve i tamponi dalle province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta

Nella lotta contro la pandemia di coronavirus, la Sicilia da ieri è entrata in una nuova fase: quella dell'inversione del trend del contagio. Con il dato arrivato in occasione della Festa della Liberazione, per la prima volta i malati ancora positivi al "Covid-19" sono in numero minore rispetto al giorno prima, 48 per la precisione.

Merito del boom delle guarigioni, ben 81, e questo è un qualcosa visto non solo nelle altre Regioni ma anche nel resto del mondo: pian piano le guarigioni superano piuttosto marcatamente sia i nuovi positivi (ieri 39) sia i decessi (ieri "solo" 6), e questo come spiegato succede ovunque l'epidemia mostri di essere in fase discendente.

La strada dunque è quella giusta, anche se la previsione del "contagio 0" entro il 30 aprile sembra non essere obiettivo alla portata. Sicuramente, però, da qui in avanti potremmo vedere sì nuovi casi di contagio, ma anche il segno "meno" se si considerano i malati ancora positivi, quelli ovvero che si ottengono detraendo guariti e decessi (che almeno a livello epidemiologico non fanno più parte del conteggio). Questo, ovviamente, rispettando alla lettera le disposizione del Governo, e il popolo siciliano, fin qui, ha dimostrato di saperlo fare.

I numeri all'interno della pandemia bisogna anche capirli ed interpretarli nel modo più freddo possibile, ed è per questo che, purtroppo, il numero giornaliero  dei morti è, quasi brutalmente, ormai considerato come un dato a parte, quando in realtà tutti abbiamo negli occhi e nel cuore le drammatiche scene di questi mesi e le loro tragedie. Gli esperti, però, ci spiegano che come è successo in Cina ad esempio quello sarà l'ultimo ma più significativo dato, che scenderà considerevolmente (si spera) nelle prossime settimane.

Tornando ai numeri, se ben guardiamo dal 18 aprile a ieri ci sono stati più contagi rispetto alla settimana precedente (348 contro 308), e la curva sembra non essere variata troppo, con un perenne "plateau", parola che abbiamo imparato nelle ultime settimane, anche se con numeri così relativamente bassi non è certo quello il problema.

Dunque, le cose non vanno bene? Niente paura. Anzi. Prima di tutto, bisogna considerare che tra l'11 e il 18 aprile ci siamo trovati i tamponi eseguiti a Pasqua e Pasquetta: pochi, molto pochi rispetto alla media, e dunque per forza di cose, scovare i nuovi positivi non era facile. Stavolta invece mai in Sicilia ne sono stati fatti come gli ultimi sette giorni, di tamponi: 14mila tra l'11 e il 18 aprile, ben 21mila tra il 19 e ieri, al fronte di un aumento di "soli" 40 positivi.

Tra l'altro, la percentuale del contagio è stata del 13%, così come la settimana prima. Dal 3 al 10 aprile l'aumento era stato di 432 unità (da 1932 a 2364), con una percentuale del 22%. Esattamente la metà di quanto avvenuto la settimana prima (44%) e nulla in confronto a quanto avvenuto dal 21 al 28 marzo, quando si era arrivati ad un preoccupante +177%. Calo marcato invece sul numero degli "ancora positivi" al Covid-19 in Sicilia, salito di 171 dall'11 al 18 aprile, mentre ora l'aumento è stato "solo" di 101 unità.

Tra l'altro, la Sicilia vanta un primato, anzi forse IL primato, almeno nel cuore di esperti e epidemiologici vari. Infatti, secondo gli tutti i rilevatori, il valore da tenere d’occhio è l’R0, l’erre con zero, ovvero la riproduzione di base. In pratica, indica il numero medio di casi generati da un individuo infetto. Ebbene, il dato migliore, quello più basso, si registra proprio in Sicilia, secondo quanto emerge da uno studio firmato dall’Istituto superiore di sanità e dalla Fondazione Bruno Kesler.

Tra il 10 marzo e il 25 marzo, nei giorni del lockdown nazionale dichiarato dal governo, l’erre con zero è passato da 2-3 (spaventosamente alto) a 1 in tutta Italia. Oggi la situazione è ulteriormente migliorata. Il numeretto cui anche i non addetti ai lavori guardano con apprensione come fossero i gradi segnati sul termometro si è stabilizzato attorno allo 0,5 di media. Nelle 15 regioni analizzate sulla base di dati di "sufficiente qualità", la Sicilia con lo 0,34 ha il dato migliore, mentre l’Emilia Romagna con lo 0,71 ha il dato peggiore

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