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Verdone: «Con la morte di Monica Vitti si chiude un'epoca irripetibile»

«A lei e a Sordi devo una sorta di benedizione. Sergio Leone titubava e così li invitò per una proiezione privatissima a casa sua. Alla fine del film Monica allargò le braccia “Carlè vie' qua” e così Alberto. A quel punto Leone si rasserenò, e pure io».

Carlo Verdone

Si era ritirata venti anni fa, dal cinema e dalla vita pubblica, a causa della malattia degenerativa che l’aveva colpita e così ci eravamo abituati alla sua assenza, «ma oggi che purtroppo quella assenza diventa definitiva, con questa terribile notizia della sua morte, il dolore è fortissimo, acuto, tangibile questi venti anni non ci hanno affatto abituati a fare i conti con la scomparsa di Monica Vitti», dice in un’intervista all’Ansa Carlo Verdone. Per lui ci sono i ricordi privati, personali, oltre a quelli pubblici.

«A lei, come anche a Sordi, devo una sorta di benedizione, certamente l’incoraggiamento e i primi applausi degli esordi. Sergio Leone, che titubava, non era convinto pienamente e così invitò per una proiezione privatissima a casa sua Alberto Sordi con Monica Vitti e Roberto Russo. Alla fine del film Monica allargò le braccia “Carlè vie' qua” e così Alberto. A quel punto Leone si rasserenò, e pure io».

Verdone racconta anche dell’amicizia tra sua madre e la Vitti, unite dalla stessa malattia: «Mi chiedeva sempre come stesse e io purtroppo non avevo buone notizie». La bolla protettiva, la tana in cui per questi venti anni ha vissuto la Vitti «è incredibile e la si deve alla dedizione straordinaria di Roberto Russo, a lui va veramente una grande ammirazione». Verdone racconta di quando con Piero De Bernardi preparava «Ma che colpa abbiamo noi», il film del 2003. «Scrivevamo a casa sua in via Brunetti all’attico e vedevamo dalle finestre il terrazzo dove abitavano e ogni giorno ci fermavamo davanti alla stessa scena di Russo che faceva passeggiare piano piano la Vitti, tenerissimi».

Riflette il regista: «Oggi si chiude davvero un’epoca irripetibile del cinema italiano e - aggiunge con tristezza - non sappiamo davvero la nuova come sarà. La Vitti è stata il volto del tormento, malinconico, dei film di Michelangelo Antonioni. Erano film difficili, ostici, ma il pubblico andava in sala a vederli e poi ne parlava. Oggi che i cinema si riempiono solo con gli effetti speciali della Marvel non andrebbe nessuno. Eppure pensiamo a che avanguardia fossero, con intelligenza Antonioni metteva in scena con il volto della Vitti l'incomunicabilità, la difficoltà di capirsi, l’infelicità, un nuovo mondo dove siamo tutti più soli e non ci comprendiamo più. E lei così vitale, euforica, piena di personalità si era calata benissimo in quel mondo di Antonioni. Poi la svolta brillante, si tolse la patina di malinconia, di oscurità, di depressione per tirare fuori un’anima brillante, vitalissima. Monica Vitti - prosegue con ammirazione Verdone - era una attrice eccezionale, capace in un’epoca di cinema dominata da grandi attori, come Sordi, Gassman, Tognazzi, Manfredi, di tenere testa da protagonista. Lei e Anna Magnani hanno riscattato la figura della donna nel cinema, attrici fenomenali, dotatissime, insuperabili. Monica poi a 360 gradi capace di spaziare ogni genere: se penso a La ragazza con la pistola, tutto su di lei, la prima interprete femminile della commedia italiana, vengono i brividi».

E poi Sordi, che coppia . «Sordi la stimava tantissimo, come nessun altro collega, la considerava di una bravura incredibile per via dei suoi famosi proverbiali “tempi” e poi le voleva sinceramente bene, erano molto affezionati. Oggi davvero è finito tutto di quell'epoca».

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