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De Sisti: «Riva era un dio greco». Zoff: «Un grande amico». Boninsegna: «A Cagliari anni bellissimi»

Parlano i grandi campioni che hanno giocato con il bomber morto oggi. Sorpresi dalla notizia: «Sapevamo che Gigi stava bene»

Gigi Riva con l'altro attaccante del Cagliari scudettato, Sergio Gori, detto Bobo, morto l'anno scorso

La voce al telefono tradisce l’emozione e il dolore per la perdita di un amico, prima ancora che di un compagno di squadra. Giancarlo De Sisti ricorda Gigi Riva, «questa sorta di dio greco che per molti di noi, non soltanto per i ragazzini dell’epoca, era un mito».

«È stato un eroe per la nostra generazione - si interrompe -. Sapevi che avevi un compagno al quale davi la palla e c’erano altissime possibilità che avrebbe fatto gol».

«Provo una tristezza infinita, è un grossa perdita, per me anche di un grande amico», gli fa eco Dino Zoff. «A Gigi mi legano tante cose, abbiamo fatto il servizio militare assieme - sottolinea il portiere campione del mondo 82 e poi ct azzurro -, poi vincemmo gli Europei del 1968 e abbiamo continuato con le altre nazionali, fino al 2000, quando io ero il ct e lui era dirigente. Avevamo un grande rapporto, era impossibile non essergli amico...».

Anche Roberto Boninsegna lo ricorda come un uomo speciale: «Quando sono arrivato a Cagliari, lui era lì e ho dormito con lui in camera assieme. Sono stati anni bellissimi. Non avendo la macchina, vivevamo assieme. Mi scorrazzava ovunque. Eravamo amiconi e lo eravamo tuttora. Poi quanto c’è stato da scegliere, lui ha rifiutato la Juve. Ma io l’Inter l’ho accettata, perché ero tifoso da bambino. Per lui la Sardegna era tutto», conclude.

«De Sisti e Riva»: terminava con i loro due nomi la formazione che vinse gli Europei del 1968 e che tutti recitavano a memoria. «Era un calcio diverso», ma De Sisti ci tiene a ricordare «l’uomo». «Era un ragazzo forte, un ragazzo perbene. Ed è stato una persona che si è fatta stimare per il suo modo di essere» grazie anche a quei silenzi che sapeva dosare. «Mai una parola fuori dalle righe, mai un diverbio», aggiunge il campione di Fiorentina e Roma,

Ed effettivamente Riva è stato amato anche dalle generazioni successive perché, spiega De Sisti, «Gigi era ammirato per la sua forza, per la sua capacità di essere un atleta serio». Il rapporto tra i due giocatori è proseguito anche quando entrambi hanno appeso gli scarpini al chiodo: «È stato un grande amico. Mi ero sentito con il gruppo e sapevo che stava bene, anche con la sua depressione. Non si poteva prevedere nulla».

Quel gruppo che vinse nel 1968 e che giocò i Mondiali in Messico, segnati dalla celebre semifinale con la Germania e la finale persa con il Brasile di Pelè, è rimasto unito: «Ci siamo sentiti con Albertosi da poco per il suo compleanno e con Boninsegna per le feste. Ci risultava che Gigi stesse bene», conclude.

Nella foto Gigi Riva con l'altro attaccante del Cagliari scudettato, Sergio Gori, detto Bobo, morto l'anno scorso

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