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Il mondo con il Marocco: da Ue e Usa scattano i soccorsi, anche l'Italia è pronta ad intervenire

Protezione Civile e Vigili del fuoco allertati, partono i primi aiuti da Milano. Si scava tra le macerie in una lotta contro il tempo per salvare le persone vive ancora intrappolate sotto i detriti

Scavare tra le macerie in una lotta contro il tempo, per salvare le persone vive ancora intrappolate sotto i detriti, e fornire assistenza sanitaria e logistica. L’imponente macchina degli aiuti è pronta ad attivarsi per supportare il Marocco colpito dal grave sisma, dagli Usa all’Europa passando per l’India, Israele fino all’Algeria: il Paese confinante, che vive un rapporti tesi con i suoi vicini del Maghreb, ha aperto il proprio spazio aereo ai voli che trasportano aiuti umanitari e persone ferite. Questo però è solo uno dei canali attraverso i quali confluiranno uomini e mezzi. Nella catena di nazioni pronte ad intervenire in prima fila c’è anche l’Italia, come già avvenuto per il terremoto in Turchia, dove proprio ai nostri connazionali esperti fu affidato il coordinamento delle unità Usar (acronimo di Urban search and rescue) internazionali operanti sul campo.

«Siamo disponibili a contribuire ai complessi lavori di soccorso», ha detto il presidente della Repubblica Mattarella esprimendo il suo cordoglio. Diponibilità ribadita dalla premier Giorgia Meloni «a dare sostegno in questa emergenza». Il sistema nazionale di Protezione civile italiana è allertato, in attesa dell’eventuale richiesta del Marocco, che potrebbe avvenire in modalità bilaterale con le nazioni o più probabilmente passando attraverso l’Ue con una richiesta a Bruxelles. «Siamo disposti a dare il nostro contributo in termini di risorse umane e strumentali», spiega il ministro Nello Musumeci, in costante contatto con il capo del dipartimento Fabrizio Curcio, a cui si aggiunge il numero uno del Viminale, Matteo Piantedosi: «i nostri Vigili del fuoco sono pronti a intervenire in qualsiasi momento per dare supporto alle autorità locali». Il coordinamento di vertice interforze aspetta dunque soltanto l’ok. E il ministro Crosetto annuncia: «la Difesa è pronta ad aiutare in ogni forma e modo con i suoi mezzi già a disposizione».

Rinforzi alla Mezzaluna Rossa marocchina potranno arrivare inoltre dalla Croce Rossa italiana: «i nostri centri operativi di emergenza sono in stato di allerta. Se richiesti, partirà il nucleo di valutazione», dice il presidente, Rosario Valastro. Il centro di crisi dell’Unione europea monitora la situazione da vicino e, una volta recepita la richiesta, decollano i primi aerei verso le zone colpite. Stesse disposizioni dagli Usa, che con il presidente Biden si dicono «vicini al Marocco e all’amico re Mohammed VI in questa fase difficile». Alla corsa alla solidarietà si unisce anche l’Algeria, che riapre il proprio spazio aereo agli aerei civili e militari marocchini per la prima volta dopo che nell’estate del 2021 ne aveva annunciato la chiusura, a seguito della decisione di interrompere le relazioni diplomatiche con il Regno.

Anche il mondo cattolico è ampiamente mobilitato. Come forma di aiuto immediata, la Conferenza episcopale italiana ha deciso lo stanziamento di trecentomila euro dai fondi dell’otto per mille, mentre la Caritas avverte: «servono medicine e coperte, bisogna fare presto. Noi le porteremo assieme a kit igienici, le coperte servono per il freddo che scende la sera». I primi aiuti dall’Italia intanto sono già partiti. Attraverso il progetto Arca un furgone con beni di prima necessità, come brandine e kit igienico sanitari, ma anche omogeneizzati e pannolini, si è messo in viaggio da Milano.

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