ROMA. L'Isis avanza in Libia. E arriva a Sirte, affacciata sul Mediterraneo e «a sole 200-300 miglia marine da noi». «Una situazione che minaccia l'Italia», è l'allarme del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che avverte: se la mediazione dell'Onu in corso dovesse fallire, siamo «pronti a combattere, in un quadro di legalità internazionale». Le immagini della bandiera nera del sedicente Stato islamico che sventola sulla cupola di San Pietro «sono farneticazioni propagandistiche, ma non possiamo sottovalutarle perchè la situazione è grave», chiarisce il capo della diplomazia italiana in un'intervista a Skytg24.
Tanto che la Farnesina e l'ambasciata a Tripoli hanno rinnovato l'invito agli italiani a non recarsi nel Paese e a quei pochi rimasti a lasciarlo subito. Anche il premier Matteo Renzi ieri, davanti ai leader europei, ha denunciato «l'emergenza Libia». Uno «Stato fallito», nelle parole di Gentiloni, dal quale continuano a salpare barconi di disperati verso le coste italiane. Con il rischio, segnalato dagli analisti, che tra i migranti possano confondersi possibili terroristi. Dalla Cirenaica, dove da mesi hanno instaurato il 'califfato di Dernà, nelle scorse settimane i miliziani dello Stato islamico sono riusciti a spostarsi a ovest, prendendo di mira anche Tripoli, dove hanno rivendicato l'attacco kamikaze all'hotel Corinthia del 27 gennaio in cui sono morti almeno 5 stranieri. I jihadisti sono quindi entrati a Sirte nelle scorse ore, prendendo il controllo di una tv governativa e di due radio locali, «Radio Syrte» e «Mekmedas», sulle cui frequenze risuonano ormai la voce e i proclami del 'califfò Abu Bakr al Baghdadi e del suo portavoce. Sui social network circolano foto di uomini in divisa mimetica, armati e incappucciati, in uno studio radiofonico.
L'Isis si starebbe spostando anche verso il confine con la Tunisia, a Surman, un'altra città costiera a circa 60 km dalla capitale, dove gli affiliati di al Baghdadi hanno distribuito volantini con 'dettamì per le donne, minacciando il ricorso alle armi per chi non si adegua. La battaglia di Sirte sembra però ancora all'inizio. Fonti libiche riferiscono che i miliziani dello Stato islamico «hanno dato tempo fino a domenica alle forze di Fajr Libya per lasciare Sirte». Le milizie filo-islamiche che controllano Tripoli - dove hanno imposto un governo «parallelo» vicino ai Fratelli musulmani - controllano infatti parte della città portuale. Ma a Sirte l'Isis aveva già messo a segno tra la fine di dicembre e i primi di gennaio il sequestro di almeno 21 egiziani copti, la cui sorte resta incerta. Ieri alcuni account Twitter riconducibili allo Stato islamico ne hanno annunciato l'uccisione e mostrato le foto nella tuta arancione dei prigionieri. La notizia non è stata ancora confermata da fonti ufficiali e le famiglie hanno chiesto a gran voce di fare luce in una manifestazione al Cairo.
L'Egitto sta comunque pensando all'evacuazione dei propri cittadini - centinaia di migliaia - che hanno varcato il confine libico in cerca di lavoro. È ormai molto esigua invece - dopo la grande evacuazione dell'estate scorsa dovuta agli scontri tra i miliziani di Fajr Libya e quelli di Zintan per il controllo di Tripoli - la presenza di italiani nel paese. L'Eni fa sapere che il suo personale è limitato «ad alcuni siti operativi offshore», mentre resiste il presidio, seppure ridotto all'osso, nell'ambasciata a Tripoli. Non si hanno invece ancora notizie di Ignazio Scaravilli, il medico catanese 'scomparsò dalla capitale libica il 6 gennaio.
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