Mario Draghi non fa sconti a chi strizza l’occhio ai No Vax: «Gli appelli a non vaccinarsi son appelli a morire. O a far morire». Il presidente del Consiglio mario Draghi risponde così, in conferenza stampa, a chi cita il leader della Lega Matteo Salvin e i suoi appelli ai No Vax. E aggiunge: «senza il vaccino, si torna a chiudere tutto. E qui mi fermo».
Non serve altro, d’altra parte, per capire qual è l’importanza che il premier attribuisce alla campagna vaccinale. Anche in funzione di una ripresa che sembra finalmente partita, ma che rimane una variabile dipendente della pandemia: «L'economia italiana va bene, si sta riprendendo, va meglio di altri Paesi», sottolinea Draghi, ma «la variante Delta del virus è minacciosa, si espande molto più rapidamente di altre varianti.
Senza reagire subito quello che vediamo succedere in Spagna e in Francia potrebbe accadere anche in Italia, per questo motivo occorre agire». Di qui «l'invito a tutti gli italiani a vaccinarsi e a farlo subito per proteggere se stessi e le famiglie». Il vaccino, nelle parole di Draghi, acquista anche più importanza del Green pass, che poi è il tema del giorno, con il nuovo decreto Covid appena varato. «I provvedimenti di oggi sono importanti perchè introducono il passaporto, la certificazione verde su base abbastanza estensiva, ma dobbiamo ricordarci che il merito del miglioramento è stato della campagna vaccinale. Il green pass non è un arbitrio ma una condizione per tenere aperte le attività economiche».
Dunque, dal 6 agosto servià il Green pass per accedere a bar e ristoranti, ma solo se si mangia e beve al chiuso seduti al tavolo, palestre, cinema, teatri, musei, stadi e palazzetti per eventi sportivi o concerti. Esentati solo gli esclusi dalla campagna vaccinale, ovvero gli under 12 per cui non esiste ancora un vaccino autorizzato, e chi non può vaccinarsi per motivi di salute sulla base di una idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti dal ministero della Salute.
Per averlo basterà una sola dose o il tampone negativo. Da trattare a parte, in un Consiglio dei Ministri apposito che si terrà nelle prossime settimane, sono i temi della scuola, dei trasporti e del lavoro. «A noi è parso che il decreto di oggi fosse già molto complicato per abbracciare tutti i problemi: scuola, trasporti e lavoro sono rimasti fuori dal decreto di oggi e saranno affrontati molto rapidamente, forse la settimana prossima. Richiedono provvedimenti specifici», risponde il premier a domanda diretta.
L’altro capitolo del Cdm di oggi riguardava la riforma del processo penale. Draghi ha spiegato di aver chiesto l’autorizzazione a porre la fiducia. Una fiducia che, tuttavia, non dovrebbe legare le mani al Parlamento, al quale il premier sembra rivolgersi quando dice che ogni modifica sarà bene accolta purchè non stravolga l’impianto della legge e sia condivisa, ovvero rappresenti l’orientamento dell’intera maggioranza, non di una singola forza politica. «Nessuno vuole sacche d’impunità. Vogliamo un processo rapido e che tutti i colpevoli siano puniti. Niente delazioni, non è questo l’intento di questo governo. Oggi è stata una normale richiesta di autorizzazione della fiducia. Mi auguro e faremo di tutto perchè il testo sia condiviso», è la premessa di Draghi.
«La richiesta di autorizzazione a chiedere la fiducia è dovuta al fatto che si parte dal testo in consiglio dei ministri. Le modifiche devono essere di carattere tecnico, non stravolgano l’impianto. Secondo: siano modifiche condivise».
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