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Inps, a Palermo le pensioni più "ricche" in Sicilia: in media quasi 2 mila euro al mese

Sono quelle dei palermitani le pensioni più "ricche" in Sicilia, con una media che sfiora i duemila euro al mese. È uno dei dati che emerge dal bilancio sociale dell'Inps, illustrato oggi a Palazzo dei Normanni, a Palermo.

"La città metropolitana di Palermo - si legge nel documento - oltre a rappresentare il 24% delle pensioni di gestione pubblica siciliane, conserva il primato a livello regionale, in termini di importo medio dell'assegno pensionistico mensile: la somma rilevata infatti è pari a 1.996,4312 euro. Seguono la provincia di Catania e quella di Messina, con assegni medi erogati che si fermano alla soglia di 1.977 euro e 1.936 euro. La provincia di Agrigento, invece, registra l'importo lordo medio pensionistico più basso, pari a 1.811,27 euro.

Mentre per quanto riguarda il minor numero di pensioni vigenti rispetto al territorio siciliano (3,6%) il primo posto spetta alla  provincia di Enna.

Tra gli altri viene fuori anche che il totale delle pensioni siciliane vigenti fino a dicembre 2021, il 76,1%, è costituito dai trattamenti di origine previdenziale dei lavoratori privati e 255.492, corrispondenti al 23,9% del corpus pensionistico, sono riconducibili ai lavoratori che prestano attività a favore delle amministrazioni pubbliche.

"Circa il 60,5% della spesa previdenziale siciliana è assorbita dalle pensioni di vecchiaia/anzianità, il 30,5% dalle pensioni ai superstiti, storicamente erogate a favore del genere femminile e solo il 9% dalle pensioni di invalidità/inabilità. Il genere femminile, sia con riferimento alla gestione privata sia alla gestione pubblica, rappresenta oltre la metà dell'utenza che percepisce un trattamento previdenziale derivante da contribuzione, tuttavia, attesa la ricezione di un assegno mensile più basso da parte delle donne, è rinnovato il significativo gender gap in termini economici", prosegue la nota.

"Anche nel corso dell'anno oggetto di osservazione, durante lo stato di emergenza legato al perdurare della pandemia - affermano Sergio Saltalamacchia e Girolamo Binaggia, direttore regionale e presidente del comitato regionale -, le donne e gli uomini delle strutture Inps, in Sicilia così come in tutto il restante territorio nazionale, si sono prodigati per dare una risposta adeguata e tempestiva alle numerose domande di servizio provenienti da famiglie ed imprese, molte delle quali in evidente e talvolta pesante difficoltà".

"Sebbene nell'anno 2020 gli effetti del nuovo canale di uscita dal mondo lavorativo siano stati significativi, facendo registrare un aumento delle pensioni siciliane pari a 39.663 unità, questo è stato comunque inferiore a quanto ci si aspettasse - a seguito dell'entrata in vigore di Quota 100, Ape sociale o Opzione Donna - e ciò è stato in parte motivato dalla contestuale e numericamente significativa eliminazione di molte prestazioni a lunga decorrenza. Quest'asserto è confermato per l'anno in esame, contraddistinto da un decremento delle pensioni vigenti, pari a 6.307 trattamenti", prosegue l'analisi. In Sicilia, "il coacervo delle pensioni fino a dicembre 2021, rappresenta il 7,7% del totale nazionale - 1.068.385 - i trattamenti pensionistici derivanti da contribuzione previdenziale erogati sull'intero territorio domestico, nello stesso periodo, sono stati uguali a 13.766.6048".

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