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A ottobre il crollo del cavalcavia in Brianza, ecco il momento del cedimento - Video

MILANO. L'inchiesta per omicidio e disastro colposi è solo all'inizio e il nome di chi, tra dipendenti Anas, Provincia di Lecco e i responsabili di una ditta di trasporti del Bergamasco, sarà iscritto nel Registro degli indagati della Procura di Lecco si saprà solo nei prossimi giorni. Molti gli elementi che i pm stanno valutando: dal filmato che riprende la tragedia (che vediamo in queste immagini) alle testimonianze di chi c'era prima che quel ponte sopra la Statale 36 dello Spluga diventasse il 'cavalcavia della morte".

Sono stati sentiti tutti gli 'attori" che ebbero un ruolo nel tragico pomeriggio: agenti della Polstrada, dipendenti Anas e della Provincia, mentre si sta cercando di ricostruire l'iter dell'autorizzazione del trasporto eccezionale che passò, contribuendo al crollo. Lo scaricabarile, però, tra Ente provinciale e Azienda nazionale autonoma delle strade sulle responsabilità del crollo del cavalcavia di Annone, costato un morto e diversi feriti, è diventato con il passare delle ore uno scontro aperto, senza esclusione di colpi.

L'Anas ribadisce di aver sollecitato più volte la chiusura della Provinciale 49 dopo il ritrovamento di calcinacci lungo la sottostante Statale 36, tanto che il traffico procedeva lungo una sola corsia di marcia. La Provincia risponde: la ricostruzione dell'Anas «non collima con le informazioni sull'accaduto in possesso della Provincia di Lecco» e il suo presidente, Flavio Polano, è «davvero rammaricato per le comunicazioni rilasciate da Anas dopo l'evento con una tempistica quasi cronometrica, che addossano le responsabilità alla Provincia di Lecco, rispetto a una sequenza di fatti e circostanze che saranno chiariti dalle inchieste aperte, le quali stabiliranno le responsabilità».

E nella guerra di comunicati, la Provincia precisa di non aver mai autorizzato il trasporto eccezionale. Si poteva evitare quella tragedia? «Ora non sono in grado di dirlo - allarga le braccia il procuratore di Lecco, Antonio Chiappani che conduce l'inchiesta, presumibilmente lunga e difficile, con il collega Nicola Preteroti - questo lo stabiliranno i tecnici dopo i loro accertamenti». Accertamenti delegati ad alcuni ingegneri civili, ai vigili del Fuoco e agli agenti della Questura e della Stradale. È stato sequestrato l'autoarticolato che, secondo l'Anas, pesava 108 tonnellate con il suo carico di bobine di acciaio.

Un trasporto eccezionale ma senza bisogno di scorta, partito dal Bergamasco, che bisognerà stabilire se abbia rispettato la complessa normativa prevista dall'articolo 10 del Codice della strada. Sotto sequestro anche il troncone del ponte crollato e il video registrato da una telecamera dell'Anas e acquisito formalmente dai pm: si vede il ponte, con una lesione già evidente, spezzarsi per precipitare con il mezzo pesante sulla Audi di Claudio Bertini, 68 anni, insegnante di educazione fisica, sposato, con una figlia, di Civate, unica vittima di una tragedia che poteva aver ben più drammatiche dimensioni.

Sarà analizzato ogni frame per ricostruire esattamente gli istanti prima del cedimento.  Si dovrà, spiegano i magistrati «accertare l'incidenza del peso dell'autoarticolato e la resistenza della struttura» ma non è escluso che i controlli si estendano anche ad altri manufatti simili del sistema viario della zona «perchè, almeno - riflette Chiappani -, da una tragedia possa nascere un'azione preventiva».

Bisognerà ricostruire documentalmente la storia di quel cavalcavia maledetto «perchè - osserva il procuratore - sembra che abbia dei precedenti un pò tormentati, risalenti a una decina di anni fa». Nel 2006, infatti, un mezzo dotato di gru, percorrendo la Statale 36 aveva agganciato il cavalcavia, danneggiandolo.

Il manufatto era rimasto chiuso per alcuni mesi, dopo la riparazione a cura dell'Anas. Accanto agli accertamenti tecnici, per tutta la giornata è proseguita la raccolta di testimonianze anche per chiarire in ogni aspetto la vicenda di quella telefonata che gli agenti della Polstrada fecero, presente personale dell'Anas, ai dipendenti della Provincia per segnalare la presenza di calcinacci sotto il cavalcavia. «Ripetuti solleciti a un'immediata chiusura», continua a dire l'Azienda sin dalle 14, ma gli addetti della Provincia avrebbero richiesto un'ordinanza formale previa un'ispezione. L'ispettore non avrebbe fatto in tempo ad arrivare perchè il dramma si era già consumato.

Della tragedia, il giorno dopo, rimane quel moncone di cavalcavia che i tecnici hanno sezionato per l'intera giornata per poterlo rimuovere e cercare di riaprire la Statale 36, mentre il traffico sulle vie alternative impazziva per via dei turisti diretti in Valtellina per il ponte di Ognissanti.

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