Volare. Lo fanno quattro ragazzi italiani sulla pista olimpica di Tokyo, mentre alle loro spalle gli altri sessanta milioni da casa soffiano con un «ooooh». È una notte magica quella della 4x100 azzurra oro ai Giochi, e all’omaggio del Giappone con la canzone del ’90 fa eco la nazionale azzurra che dagli spalti celebra, sulle note di Modugno, Patta-Jacobs-Desalu-Tortu. Una filastrocca di quattro moschettieri che entra nella memoria sportiva come uno Zoff-Gentile-Cabrini. È una magia tutta italiana quella dell’Olimpiade da non credere: l’Italia corre più veloce di tutti, e dopo l’oro dei 100 con Marcell Jacobs si prende anche quello della staffetta veloce. Non uno, ma tutti. La tradizione è rispettata, ai Giochi è spesso consuetudine che chi ha tra le proprie file il vincitore dei 100 poi ripeta il successo con il quartetto. Ma questa volta la tradizione ha messo sottosopra il mondo, e questa è un’altra notte da impazzire, «la più grande Olimpiade di sempre» come dice il presidente del Coni Giovanni Malagò.
In primis per l’atletica leggera che in questi Giochi giapponesi arriva al quinto oro. Patta-Jacobs-Desalu-Tortu vincono in 37”50, secondo tempo di sempre in Europa e il quinto in assoluto al mondo. Soltanto la scherma ad Anversa 2020 (cinquina di Nedo Nadi) e il ciclismo a Roma 1960 erano riuscite a fare altrettanto, 5 ori, in una singola edizione dei Giochi, ma questa, l’atletica, è la disciplina regina delle Olimpiadi e regala altra gioia a un paese che sta cercando di rialzarsi e nel frattempo si esalta con gli Europei di calcio e ora con il fascino unico di Olimpia, così antico e da oggi nel futuro, per l’Italia. Inglesi e spagnoli, avversari irriducibili, hanno scritto nei giorni scorsi - di fronte al trionfo di Jacobs - che «Dio è italiano», e stasera l’Italia è sul tetto del mondo. Gli azzurri hanno regalato emozioni fortissime, impossibili da dimenticare. Un minuto dopo che Tortu ha tagliato il traguardo, arriva la telefonata del presidente della Repubblica, Mattarella («bravissimi») e i complimenti di Draghi.
Ma è un intero popolo a gioire, e la sua immagine è la delegazione italiana in tribuna che canta «Volare» mentre Filippo Tortu, ancora incredulo, piange sulla pista, e Marcell Jacobs, più freddo del compagno, cerca subito una bandiera tricolore in cui avvolgersi («ma quando torno in camera mi metterò a piangere anch’io. Di sicuro», ha poi commentato il doppio olimpionico). Patta-Jacobs-Desalu-Tortu è la sequenza indimenticabile, è l’Italia multietnica che sfreccia davanti alla Gran Bretagna, con Tortu che sembra Valery Borzov e va a riprendere il rivale Mitchell-Blake sul filo di lana e lo beffa, come fece Donnarumma parando a Saka l’ultimo rigore dell’Europeo di calcio. La gara comincia con il «tamburino sardo» Lorenzo Patta che scatta dai blocchi come un veterano e fa un cambio perfetto con Marcell Jacobs. L’olimpionico dei 100 sembra di nuovo il Lampo e si distende con un’accelerata impressionante, con una punta di velocità da 41 km/h, nonostante fosse al quinto turno di gara in questa Olimpiade. L’olimpionico consegna il bastoncino a Desalu in linea con gli altri favoriti, la freccia di Casalmaggiore si esalta e dà tutto in curva, poi lancia Filippo Tortu. Il resto lo fa il primo uomo d’Italia andato sotto i dieci secondi, che va a riprendere il britannico Blake e, correndo quasi senza limiti («Ho visto che il britannico era lì, al mio fianco, e in quel momento ho pensato solo a correre il più tranquillo possibile perché sapevo che l’avrei potuto prendere e superare»), scrive un’altra pagina di sport italiano. Se davvero questa è un’impresa confinata soltanto all’agonismo e non estesa alla vita di un’intera nazione. Mai in corsa per la vittoria il Canada di De Grasse, che comunque si prende un altro bronzo e sorride in perfetto spirito olimpico. Anche lui, il campione dei 200, ha capito che questa Italia corre più veloce del vento ed è inutile rincorrere coloro che non si possono prendere. Sì, è proprio vero: questa di Tokyo rimarrà un’Olimpiade indimenticabile.
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